BONUS TRACK – IL RACCONTO DEL SABATO

Tratto da Sogni e altiforni. Piombino Trani senza ritorno, di Gordiano Lupi e Cristina De Vita, Acar Edizioni.

I grandi scrittori non hanno mai scritto che una sola opera, ma non soltanto loro, pure noi piccoli siamo soggetti al paradosso proustiano, come i veri artisti ci limitiamo a riprodurre, usando mezzi diversi, una medesima bellezza che tentiamo di catturare per restituirla al mondo. Uno stato d’animo, una sensazione, un ricordo del passato, riaffiora da una madeleine inzuppata nella tazza di tè, da un odore di legno fradicio, dal sapore acre della polvere d’acciaio. Pure in questi giorni che ancora di acciaio si va parlando, condito da carbone e altiforni da rianimare, da nuovo spolverino che vorrebbe tornare a confondersi nel vento. Forse perché si ama soltanto ciò in cui si persegue qualcosa di inaccessibile, di fatto quel che non si possiede, forse per questo vogliamo resuscitare le cose del passato, volate via dal nostro litorale percosso dai venti. Forse è proprio questo l’amore, un insieme di mancanze, di spazio e tempo resi sensibili al cuore. E forse proprio l’amore non è capace di percorrere strade diverse da quelle consuete, teme di rinunciare all’abitudine esplorando strade sconosciute.

E allora ascoltiamo il tiepido soffio del maestrale, attendiamo le paranze al porticciolo, mettiamoci da parte, se occorre, leniamo il dolore, ruotiamo un talismano tra le mani, difendiamo noi stessi e quel passato, rincorriamo stelle nella notte e perdiamoci nei sogni d’un bambino. Accogliamo lacrime e rimpianti, pensando che vivere è volare tra le nubi, dare un senso a tutte le illusioni, se il tempo che sfugge non è poco, seguendo le ceneri del sogno, come un tenero fiore del domani. L’avvenire si specchia nel passato, scavando ferite nella vita, ma non impone passi sconvenienti, tele scrostate, colori consumati, mattini nebbiosi e logori scenari decadenti. Sogni e altiforni della mia memoria, che non cedete il passo all’avvenire, indicateci in mezzo a questa nebbia il nuovo itinerario dell’amore, la strada del futuro e la sua rotta, tracce di matita color verde sulla cartografia dell’orizzonte…

Troviamo di tutto nella nostra memoria: è una specie di farmacia, di laboratorio chimico, dove capitano tra le mani, a caso, ora una droga calmante, ora un veleno pericoloso (1). Troviamo il mondo vuoto dell’inverno e il mondo frondoso della primavera. Le strade della primavera conducono verso colazioni marine sotto un cielo clemente, gite in barca, gite di piacere, un universo nuovo, allegro, fatto di pini marittimi, tamerici salmastre, oleandri amari. Le strade dell’autunno si aprono con suggestive albe adriatiche e si chiudono con i nostri tramonti dorati, capolinea d’un cielo stellato.

Rosso affocato al mare è il mio tramonto che cade dietro il colle del Falcone, feconda rocce, innamora sponde, ritaglia nel soffuso addio fugace una nebbiosa bruma tutta elbana. Corsica rossa di Napoleone, lento declivio a mare dei pensieri, lasciarsi rischiarare dal tuo fuoco è gioco lieve, sinfonia fugace. E ti ritrovi, come in un rimpianto, immerso nei pensieri di pinete, immaginate e perse nel ricordo, brulle marine in faccia alle scogliere, a contemplare il mare dell’infanzia, glaciale sponda del vicino ottobre. Tutti gli amori cercano il loro addio fugace mentre noi vogliamo piangere in anticipo ogni lacrima di rimpianto. Noi e le nostre abitudini, volate via nel vento in un istante, sogni vaganti, lacrime e dolore, resteremo forse un po’ più soli. Rinunciare a un sentimento non sarà facile, certo, ma recherà più dolore perdere un’abitudine, l’abitudine di vedere il nostro mare affocato di sole nel tramonto infinito d’un giorno di settembre che profuma ancora d’estate.

--