FONTE: LA PENNA È DONNA “Mare di tramontana” di Carla Dedola – edizioni IL FOGLIO – articolo di Carlo Masetti.

DI CARLO MASETTI

Ho appena finito di leggere il libro “Mare di tramontana” della mia cara amica Carla Dedola. È il secondo atto di quella che spero sarà presto una trilogia.

Il primo volume, “Corso Due Mari” raccontava la storia della famiglia Presicci nella Taranto degli anni dell’ultima guerra mondiale. Già lì avevo iniziato ad amare i membri di questa famiglia così tradizionale, ma con i primi segni di voler uscire dagli schemi rigidi e dagli stereotipi della città di provincia (soprattutto da parte di Edda, il personaggio di gran lunga da me più amato).

Impresa quest’ultima certamente non facile in un periodo bellico in cui, tra l’altro, la città veniva martoriata da bombardamenti aerei inglesi e da vari altri episodi tremendi (indirettamente ne so qualcosa, e dico sempre che non sarei mai nato se mio padre, Ufficiale di Marina, non fosse stato ripescato, mezzo morto, dopo l’affondamento di Nave Alpino nel porto non di Taranto, ma di La Spezia il 19 aprile 1943).

Questo secondo libro riprende la saga limitandosi a descrivere i fatti dell’anno 1950 (e parte del 1951). Dal termine del conflitto tante cose sono accadute nel frattempo ai membri della famiglia Presicci e puntualmente Carla ce le racconta con dovizia di particolari. Come sempre, non voglio anticipare niente per non rovinare la festa, ma credo di poter sottolineare alcune tematiche del libro che solo in parte mi aspettavo di leggere:

1. La città di Taranto, il suo meraviglioso mare, la città vecchia, il ponte girevole, i ristoranti, i bar, le stupende donne che si vedono passeggiare in centro (vi assicuro che ancora oggi è così, io ne ho sposata una!).

2. La Marina Militare, così importante per lo sviluppo della città (la base navale, l’Arsenale, l’Ospedale Militare, la sezione velica…).

3. La famiglia Presicci ed i suoi membri (il padre Filippo, la madre Concetta, i figli gemelli Antonio e Rosa, Edda l’altra figlia, Amedeo l’altro figlio, Angelo il genero, Tiziana la nipotina).

4. Altri personaggi chiave nello svolgersi degli eventi (Anna l’amica storica di Edda, Turi il compagno di Amedeo, la mitica suor Egle dell’Ospedale Militare, i suoi medici, le infermiere e le crocerossine, il barone e la sua odiosa baronessa, Franco il loro figlio chirurgo, il Commissario…

5. Alcuni importanti cenni storici: la guerra è terminata, ma le ferite (fisiche e psicologiche), i ricordi dolorosi, gli episodi violenti, le vittime, i morti non si dimenticano tanto facilmente.

6. Infine due temi iniziano in quegli anni ad affacciarsi in maniera moderna nella mentalità della città: l’accettazione dell’omosessualità e l’attualità delle pratiche di aborto.

Carla riesce a mixare tutte queste tematiche in maniera egregia, così risultando a volte piacevole e spiritosa, a volte profonda e commovente: l’operazione non mi è sembrata né facile né scontata, ma lei c’è riuscita annodando tutti i fili e tenendo in sospeso il lettore fino alla fine. Non mi vergogno di dire che in alcuni passaggi mi sono emozionato.

Che cosa c’entra questa recensione con le mie storie di rock? c’entra forse se vi ricordate un nostro grandissimo cantautore, Lucio Dalla, ed alcune sue canzoni: ad esempio dal suo album omonimo del 1979, “Stella di mare”, brano che mi è spesso ritornato in mente leggendo i capitoli di questo libro.

Il testo di Lucio per me è bellissimo e riguarda un uomo che, non riuscendo a dormire, ammira con tutto il suo amore la compagna che giace a letto vicino a lui. Lei non si sveglia, ma ogni tanto lo cerca allungando una mano. Una situazione di tenerezza assoluta:

“…Stella di mare

Tra le lenzuola

La nostra barca

Non naviga

Vola, vola, vola!

Stella di mare

Come sei bella

Come sei bella e

Come è bella

La tua pelle bianca

Bianca bianca.

Tu come me…”

(non posso inserire qui tutto il testo, piuttosto lungo, ma vi invito a cercarlo sul web).

La musica del brano crea poi un’atmosfera particolare: inizia molto lentamente (forse per assecondare i momenti di emozione del protagonista), poi accelera (sembra quasi di sentire i battiti del suo cuore), sempre più velocemente fino ad arrivare ad un vero momento di rock prorompente.

Ecco, mi è venuto subito di associare questo brano musicale alla parte del libro relativo al grande amore di Edda per il suo Ufficiale della MM che, durante la guerra partirà poi in missione su Nave Zara verso Capo Matapan.

Certi stati d’animo si rivelano in tutta la loro profondità in letteratura (come in questo caso), in musica, in poesia, in arte e in tutti i linguaggi espressivi che sono legati alla sfera emotiva di ciascuno di noi. Ed è bello quando questo cerchio tra autore e spettatore si chiude in piena sintonia (devo dare merito ad Anto per questo concetto così vero, che le ho sentito ripetere tante volte quando qualcuno le chiede di spiegare i suoi dipinti).

Aggiungo inoltre un’altra canzone di Lucio Dalla, “Com’è profondo il mare”, da lui scritta due anni prima (1977) per il suo precedente album, una specie di storia del mondo e di nascita dell’uomo, che discende dai pesci e viene dai profondi abissi del mare. Chissà forse proprio il “Mare di tramontana”? Il mare che rappresenta l’inconscio collettivo?

“…Frattanto i pesci

Dai quali discendiamo tutti

Assistettero curiosi

Al dramma collettivo di questo mondo

Che a loro indubbiamente doveva sembrar cattivo

E cominciarono a pensare

Nel loro grande mare

Com’è profondo il mare.

(vi prego di leggere con attenzione anche il testo di questa seconda canzone, perché ci sono vari spunti su cui meditare).

Mi fermo qui, ma voglio concludere dicendo che devo fare i miei complimenti sinceri alla scrittrice, ringraziarla ed attendere che la sua trilogia si completi con il terzo volume. Non ci vorrà molto, vero Carletta?

Buona domenica a tutti!

PS: cari amici della domenica, c’è bisogno che vi consigli la lettura di questi primi due libri?