FONTE: REDAZIONE AVANTI DEL 21 MAGGIO 2021 -Izet Sarajlić per Sarajevo, un’antologia per ricordare il poeta – PAOLO MARIA ROCCO

EDIZIONI IL FOGLIO LETTERARIO/POESIA

Izet Sarajlić è uno dei più grandi poeti e intellettuali dei Balcani e in Italia i cultori della sua poesia, e i molti amici, continuano a tributargli gli onori che merita. Per celebrarlo a 20 anni dal conferimento a Roma del “Premio Moravia”, e a 19 dalla morte avvenuta nel 2002, è uscita in questi giorni, con il Patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Sarajevo, l’antologia bilingue di inediti, testimonianze e conversazioni a cura di Paolo Maria Rocco “Izet Sarajlić per Sarajevo. Vita e poesia” per Edizioni Il Foglio Poesia.

Tante le voci che il curatore ha messo insieme, poeta anch’egli, narratore, traduttore e autore della fondamentale “Antologia di Poeti contemporanei dei Balcani” bilingue, edita da LietoColle -vero ponte tra le sponde occidentale e orientale dell’Adriatico-, sollecitando una nuova attenzione critica e del pubblico su questo autore-mito.

Sarajlić è la voce indimenticata di Sarajevo, al cui richiamo vitale, nella tragedia della guerra che devastò la Bosnia e l’Erzegovina tra il 1992 e il ‘95, la popolazione della città martire rispose con la forza di resistere alla pulizia etnica: «perché -ha scritto Paolo Maria Rocco menzionando un verso famoso del poeta- è la poesia l’ultimo baluardo di fronte alle atrocità dell’uomo: “Chi ha fatto il turno di notte perché non si arrestasse il cuore del mondo? Noi i poeti”». E lo stile poetico di questo Autore tradotto in quindici lingue, reso dal verso lungo e dal lessico quotidiano, è un abbraccio ai suoi connazionali, una specie di ridotta dell’amicizia in cui trovare un riparo.

L’amicizia e l’amore le chiavi di volta della sua poesia e della sua vita. E lo ricordano prima come amico le testimonianze di Erri De Luca, Alfonso Gatto, Elio Bartolini, Luciano Morandini, Gianni Rodari, Giacomo Scotti, tra i non pochi italiani, e Miso Marić, Mario Mikulić, Predrag Finci, Josip Osti, Ranko Risojević e l’altra leggenda di Sarajevo, il generale Jovan Divjak scomparso solo qualche giorno fa e la cui testimonianza in questo libro è probabile sia l’ultima cosa da lui scritta.

Così, di conversazione in conversazione, assecondando la nostalgia o l’ira, l’esaltazione o la polemica, questa Antologia unica nel suo genere, svolge il filo di una vicenda umana che si aggroviglia con i fili della Storia e ha il coraggio di scioglierne i nodi senza farsi Istituzione -sottolinea Emir Sokolović- ma rimanendo opera creativa.