Kiev, dicembre 2004. Un taxista gentile e ciarliero – parla bene l’italiano perché ha lavorato in Italia per nove anni ed è rientrato in patria da sei mesi e ora, come il resto della sua gente, attende il risultato delle elezioni che, si spera, porteranno al governo Yushenko – conduce Luigi per le vie della città fino al centro, dove si trova l’appartamento che l’uomo ha scelto dal sito Internet. Una volta parcheggiata l’auto davanti al palazzo, è il giovane taxista a scaricare dal portabagagli il pesante trolley dell’uomo, a trascinarlo fino alla porta in ferro del palazzo e a salire, poi, i due piani di scale. Una volta solo, Luigi si affretta ad aprire il bagaglio e a togliere il bel vestito, appena acquistato, per appenderlo dentro l’armadio alto. Poi si strappa il sacchetto con i dollari cucito nella tasca posteriore dei pantaloni e lo nasconde sotto il bracciolo di una delle due poltrone accanto al tavolino. Controlla l’ora e si accorge che sono quasi le otto. È già tardi e deve affrettarsi a uscire. In meno di un minuto si ritrova di fronte alla cupola di vetro sovrastante il vasto spazio illuminato da cui parte il dedalo di sottopassaggi con negozi e ristoranti alla moda che da un po’ di tempo paiono moltiplicarsi. Luigi taglia sotto i portici, sale le scale di un edificio e raggiunge l’apparecchio automatico del quale si serve per chiamare Olya. Si tratta dell’unico apparecchio, disponibile nel centro di Kiev, che può garantirgli la certezza della comunicazione con Odessa. Come al solito, Olya e Luigi utilizzano la lingua inglese per comunicare: lui s’informa sulle condizioni della madre di lei, poi le fornisce un paio di istruzioni circa il loro incontro a Kiev, previsto per l’indomani. E appena si trovano, il giorno successivo, lui le fa una carezza sul braccio, a dirle che può fidarsi di lui e che tutto sta andando come previsto. Luigi è arrivato da Rimini e ora, insieme a Olya, non gli resta che recarsi negli uffici preposti per ritirare il Nulla Osta che potrà permettere loro di andare a sposarsi, a Odessa. Il romanzo di Gabriele Lanci – abruzzese d’origine e per molti anni residente in Romagna, prima di fare ritorno in terra d’Abruzzo insieme alla moglie ucraina di origine russa e al loro unico figlio – racconta l’Ucraina degli ultimi anni intrecciando eventi politici e sociali (la rivoluzione arancione del 2004 e i fatti recenti che hanno portato alla guerra nel Donbass e all’inizio del conflitto con la Russia) con un altro fenomeno che ha fortemente interessato questo Stato: il turismo matrimoniale che, in epoca recente, ha spinto uomini occidentali, spesso in età matura e con rapporti fallimentari alle spalle, a rivolgersi ad agenzie matrimoniali ucraine con la speranza di trovare una donna disposta a sposarli e a seguirli nel loro paese d’origine. Questo è quanto accade anche a Luigi, il protagonista della vicenda, la cui scelta amorosa – per la quale un grosso aiuto gli arriva dall’agenzia matrimoniale dell’amica Katya – è combattuta tra due donne completamente diverse: Olya, giovane e capricciosa, è alla ricerca di sicurezza economica e sentimentale, ma fatica a staccarsi dal suo mondo, dalle sue abitudini consolidate e dal suo stile di vita; Irina, dall’altro lato, è più matura rispetto a Olya, ma Luigi fatica a relazionarsi con lei, che non sa l’inglese, lingua veicolare che potrebbe permettere l’interscambio tra i due. Inoltre, la donna è madre di una bambina, nata da una precedente relazione.
Quest’ultimo aspetto frena molto Luigi, che non si sente pronto ad assumersi la responsabilità di crescere un figlio non suo. Accanto a questi due personaggi – due diverse facce della stessa medaglia – per un periodo di tempo breve ma significativo nell’economia della storia, si delinea una terza figura, molto interessante. Si tratta di Sveta, che incarna un prototipo di donna dalle caratteristiche ben distinte rispetto al cliché che l’autore ha presentato attraverso Olya e Irina. Sveta cerca l’indipendenza, non è interessata al matrimonio o alla maternità, si occupa degli ultimi e dei più deboli e mostra un’immagine femminile forte e moderna. Le vicende di Luigi in terra Ucraina sono raccontate con dovizia di particolari – a volte fin troppi, tanto da rallentare, in alcuni passaggi, il fluire della storia – e permettono al lettore di toccare con mano una realtà i cui risvolti, negli ultimi tempi, sono diventati, attraverso la guerra, tristemente noti al mondo intero.