Oggi vorrei raccontarvi di un presidio culturale che resiste da un quarto di secolo e che ha sede a Piombino, in via Boccioni 28, a due passi -per chi conosce queste zone della Toscana- dal lungomare e dalla spiaggia di Salivoli.
L’anima e l’animatore di questa cittadella, di questa fortezza che non cede, di questa fucina di pubblicazioni, iniziative, di pólemos spesso in conflitto con la distrazione e la superficialità delle istituzioni locali è Gordiano Lupi, genius loci (per qualcuno scomodo) e piombinese doc. Lupi, con altri due compagni di avventure, fondò nel lontano 1999 “Il foglio letterario”, una rivista cartacea che -oltre a lanciare le varie iniziative e a dare conto del clima culturale piombinese negli anni- ha dato il nome alla casa editrice indipendente attiva a partire dall’anno 2003, che ad oggi ha pubblicato centinaia di titoli: narrativa, poesia, monografie cinematografiche, volumetti di storia locale, ha organizzato incontri, dibattiti, presentazioni ecc. Un’attività convulsa dunque, esuberante come la personalità di colui che la dirige, Gordiano Lupi, che sa proporsi anche come autore (il suo “Calcio e acciaio, dimenticare Piombino” fu finalista allo Strega del 2014; altri suoi romanzi sono pubblicati dalle Edizioni Historica), come traduttore dallo spagnolo (sue le traduzioni di importanti autori cubani per Sur e altri marchi), e come collaboratore di varie riviste culturali nazionali tra cui il supplemento settimanale de La Stampa.
Eppure, nonostante tutto ciò, ci sarebbe anche da raccontare della solitudine dell’editore.
Lupi è un deus ex machina, non si limita ad editare: è -per citare il mio compianto Maestro Francesco Orlando- un intellettuale “operaio” della Cultura a 360° nel senso più nobile del termine. E questo aspetto, che ha a che vedere con la sua formazione, con la sua storia personale e con quella dello sviluppo economico e sociale del suo territorio, ha reso il suo operato in qualche modo marginale e poco condiviso dal mondo dell’editoria che se la tira e dalle istituzioni culturali in generale, non sempre generose nei suoi confronti in quanto a valorizzazione e riconoscimenti. Ma sono convinto che niente e nessuno fermerà Gordiano Lupi. Sono anzi propenso a credere che egli in fondo non sia troppo disturbato dal doversi impegnare sempre con sforzi titanici e in modo solitario ed estenuante per portare a termine le sue tante iniziative. In caso contrario avrebbe chiuso baracca e burattini e sarebbe partito per la sua amata Cuba. Ma può un piombinese così radicato nel territorio abbandonare Piombino? Non sia mai. Gordiano sa che senza le sue iniziative Piombino e tutto il territorio rimarrebbero culturalmente poveri. Sa che può contare sulla stima di personaggi che di lui hanno scritto, del calibro di Silvia Avallone, di Paolo Virzì, di Pupi Avati, per citarne solo alcuni. Sa che il lavoro che ha svolto in modo così encomiabile, con tanta passione e dedizione da ben 25 anni -un vero, impetuoso, indomabile fiume carsico- è destinato prima o poi a risalire in superficie davanti agli occhi di tutti. Probabilmente è già maturo un salto qualitativo a livello nazionale: questo tutti noi gli auguriamo. Anche se mi rimane il dubbio se in fondo non sia meglio restare incontaminati nel contesto della propria provincia (ed essere un “faro”, come quello della Rocchetta) o rimodulare tutto il proprio modo di essere e di “produrre” per affacciarsi a un palcoscenico più vasto, sì, ma anche pieno di insidie, di rischi e compromessi.