I racconti di Gordiano Lupi “Primavera piombinese” disegno di E. Guerrini

Primavera piombinese

Oggi mi son destato a primavera. Passate le tempeste d’umido scirocco e riottoso maestrale. Passate le angosce pluviali e il sentore di mare in burrasca. Oggi l’Elba è un approdo sicuro in canale, una lingua di terra che delimita il futuro dispensando certezze. E le piccole isole della mia vita, scogli solitari nel mattino, son silenziosi spiragli di sogni caduti dal cielo terso a puntellare il mare. Oggi mi son destato a primavera. Salivoli sorride ripensando la memoria del passato mentre il piccolo golfo si apre in faccia alle scogliere, ricordo di sabbia, sentore d’estate, in attesa di giorni festivi. Via delle tamerici e degli oleandri è ancora là, pur se gli oleandri ormai son tutti persi, tocca il Canaletto, supera la Sirena, terra leggendaria di tuffi adolescenti, approdo per marinai dispersi. E la chiesa dei frati si specchia nel mare, arrogante e marmorea, sicura di fede e passato, conserva tracce di ragazzini nei cortili, nel campo di calcio tra buche e ginocchia sbucciate, grida profumate di merende sotto il campanile, pane e marmellata, spuma e gassosa. Persino i Portici son belli a primavera, spettrale decadenza di fondi sfitti e grigiore di locande abbandonate. Piazza della Costituzione ricorda carpe centenarie, pontili fioriti, azalee negli acquitrini, oscurate da palazzoni tristi. Passi lesti della mia primavera aprono un varco in nostalgia di ricordi: piazza Dante e i bambini, la scuola, fantasmi di vecchie maestre e lavagne d’ardesia, campo di calcio delimitato da fantasie fanciulle, calci a un pallone che dipingono un destino. Ricordo di ciminiere in lontananza, fumi d’acciaio perduti, che non credevi possibile rimpiangere. Le acacie in fiore e gli oleandri tendono braccia al cielo, supplicano palme e olivi che non ricordano. La panchina dove scrivo – immerso nel sole della mia primavera – ricorda un verso di Dante e “la gloria di colui che tutto move”, mentre disperdo foglietti imbrattati d’inchiostro nella mia cartella. Io posso muovere soltanto la macchina da presa della mia vita, tra nostalgia e pensieri, documentario agrodolce del passato. Le voci lontane si affollano alla memoria, intravedo un vecchio che con un lapis consunto traccia disegni e parole nel vento. Siamo ancora insieme, nonostante tutto, nel ricordo e nel pensiero, nella passione di questa primavera tra pietrisco e rimpianti, foglie verdi, piccole emozioni. Siamo ancora insieme a raccontarci storie, e io qui che le ascolto, come sempre, per riscriverle più tardi, rubando i giorni alla tua fantasia.

Disegno proustiano, tra altiforni e madeleines, di Enrico Guerrini