“IL RESPIRO DELLA PIETRA” recensione di Wilma Minotti Cerini/Il Foglio Letterario Edizioni

Già dalle prime poesie mi coglie un senso di dolcezza e di appartenenza al pensiero poetico.

Il dettato poetico si avvale di sentimenti delicati, di voci che sussurrano, di vento, di mare con la sua onda che arriva e riparte.  Come light motive che accompagna una necessaria solitudine che esamina la rotta da seguire.

Il poeta cerca il silenzio delle cose ed entro se stesso, per raggiungere il bisbiglio delle voci perdute, tra queste un dialogo mentale nella stupenda poesia “Cara Madre” alla quale parla sottovoce di sé sulla sua tomba, nel contempo l’amore filiale risorge preoccupandosi che essa non debba soffrire la pioggia, i freddi inverni, ma si augura che l’aria sia a lei dolce nel silenzio espressivo dei cipressi.

Poesia riflessiva, profonda, stupefacente, ognuna è un mondo a sé, tutte di livello emotivo superiore.

Il Poeta raggiunge anche con un solo filo di voce sentimenti profondissimi, di qualità superiore sulla media poetica circolante, del tutto nuova, e personale.

v. Nei perduti istanti” e “Portami con te”.

La Tua Arte

I tuoi passi lenti sul selciato/

la luna che divora la tua luce/

l’eterno tuo restare voce/

sola a due passi dalle pietre/

nell’altro tempo un sogno appare/

interminabili gli spazi/

le carezze e gli abbandoni/

svanisce in sequenza muta/

la tua arte, il tuo essere parvenza, /

silenzi inenarrabili sulle vie/

l’eterno tuo andare per altri sogni/

in altre vie, in altri luoghi/

altrove, tra i fiori e l’infinito

Grande ricchezza espressiva interiore, ogni poesia meriterebbe una recensione, non potendolo fare, esprimo un pensiero di giudizio d’insieme.

L’incontro con gli elementi della natura: vento, pioggia, il frangersi dell’onde del mare può essere raccolta solo col silenzio interiore che esamina il percorso della vita con la nostalgia che lo accompagna, con l’intimità di cui non cela il bisogno.

Il risultato è un capolavoro poetico

Ma è con

AMOREVOLI MADRI

Si son perduti i sogni,

i ricordi appesi

alla sbiadita foto,

ma è solo un attimo

quanto basta per ricordare,

quanto basta per sognare,

quanto basta per pensare,

seduto sul terrazzo

osservo le rondini migrare,

nel monotono andare,

all’ombra d’un ricordo

dissolto nel palpito dell’onda.

Che una sbiadita fotografia fa rivivere per un momento un ricordo, un vissuto, che se ne va come fanno le rondini migranti

Termino con un pensiero sulla meravigliosa copertina che ha un significato profondo, la solitudine che suona come un rimpianto, una ricerca di recupero fa di noi cocci, che siano pietre che siano cocci di bottiglia, ci fa anche a pezzi, ma esiste l’arte di saper risorgere dai frantumi per divenire un’opera d’arte unica, i giapponesi la chiamano kintsugi, ovvero l’arte di rappezzare   ogni cosa con stucco di

polvere d’oro e farne un oggetto unico e divenire quindi ognuno di noi un kintsugi, un’opera d’arte.                                       Wilma Minotti Cerini