NOVITÀ’ INTERNAZIONALE COLLANA POESIA CUBANA Felix Luis Viera “Senza tono nè suono / Sin ton ni son”. Traduzione di Gordiano Lupi

Felix Luis Viera Senza tono nè suono / Sin ton ni son Traduzione di Gordiano Lupi
Prefazione di Josè Prats Sariol TESTO SPAGNOLO e ITALIANO Pagine 440 – Euro 16 – Il Foglio Letterario Edizioni
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Versi spezzati, alla ricerca continua di un dialogo, che vogliono farsi notare. Anche se è soltanto l’eco, l’illusione di essere ascoltati. La caratteristica peculiare delle poesie di Félix Luis Viera va ricercata in un atteggiamento romantico tra il desiderio di avventura e la necessità di un sostegno spirituale, di un interlocutore esplicito. Le ferite della sua lirica mettono in evidenza quello che un tempo ha rappresentato la forza della nazione, l’armatura della patria, la base delle speranze sociali, dopo una rivoluzione frustrata e un esilio sopportato per decenni. Sono versi spezzati esternamente, contestualizzati agli eventi cubani, ma anche al loro interno perché si sente che trasmettono con intensità verbale le esperienze che sono servite da motivazione. Per questo – e perché l’autore è stato molto duro con se stesso, quando ha deciso nel 2002 di non scrivere più poesie – la sua antologia definitiva (Sin ton ni son) è diventata un corpus lirico importante che va affrontato con adeguata preparazione. La prima domanda che ci facciamo è perché il titolo definitivo di Sin ton ni son. Prima di tutto perché il primo libro di Viera aveva il suggestivo titolo – uno dei migliori nella poesia cubana – di Una melodía sin ton ni son bajo la lluvia; poi perché la ben nota frase popolare indica che Félix Luis Viera non teme assolutamente chi disprezza la creazione artistica, né chi cerca in essa qualche utilità pratica. La locuzione Sin ton ni son serve al poeta per dire ai lettori che lui scrive per il puro e semplice gusto di scrivere, perché da buon amante della poesia colloquiale utilizza senza alcuna leziosità sia un modo di dire che una parola volgare, un grido popolare come le conversazioni a tavola di un gruppo di operai o di dottori, cercando soltanto una totale spontaneità.La selezione delle poesie è stata compiuta in maniera rigorosa dallo stesso autore. Affrontare la lettura di Sin ton ni son – lo ripeto – pretende preparazione. Felix Luis Viera si tiene lontano dal modo ordinario di antologicizzare e non si limita a disporre le poesie in ordine cronologico. Una simile routine è distante mille miglia dalle sovversive intenzioni dell’autore, che comincia con Mi coronel, poesia composta nel 1969, ma non termina con una lirica del 2002 – anno in cui dice di aver smesso di scrivere poesie – quanto con l’emblematica Esquema de los amantes clandestinos, composta nel 1991. (…) Sono molte le poesie nelle quali il paradosso acquista progressivamente rilievo, trasformandosi in un vero e proprio leitmotiv. Il paradosso, figura retorica costruita usando grande ironia, indica rottura degli schemi logici, come ne La más hermosa primavera o nel deliziosamente allegro e armonioso Prefiero los que cantan. La poesia A veces, invece, è un vero e proprio antidoto a base di paradosso contro la trivialità della routine, per contrasto, contro quel che attendiamo che accada sempre nello stesso modo, contro il grigiore della ripetitività e dei luoghi comuni. In Elegía para este hombre perfecto – satira sul cosiddetto uomo nuovo del presunto socialismo cubano – l’ironia si fa ancora più intensa. In questa lirica si nota l’influenza dei versi contenuti nella silloge Fuera del juego di Heberto Padilla, che nel 1968 rappresentò un momento importante della poesia colloquiale ispanica e al tempo stesso dette uno schiaffo al potere. Félix Luis Viera scrive: Questo ometto perfetto neppure capace // di mostrare che sotto il volto possiede sangue // quando una parola si dirige verso di lui come un coltello. Altre presenze importanti dell’antologia Sin ton ni son, lavoro che contiene trent’anni di creazione letteraria, sono il tono epigrammatico, la domanda continua e qualcosa di ancora più raro: la mancanza di una volontà competitiva che lascia il posto a un’inesorabile vocazione letteraria, il fatto di essere scrittore perché non esiste altra possibilità. Per questo, come divertendosi, – altro paradosso – scrive Un sueño fenomenal, la cui dedica ricevo con piacere, perché è una poesia caratterizzata da uno scherzo molto intelligente – alla Bernard Shaw –; un gioco fraterno, perché l’autore sa bene che come lui rifiuto le chimere perfezioniste, non ho niente in comune con il libro perfetto e i suoi seguaci accademici. Récord è un epigramma, ma non è il solo, tra gli altri metto in evidenza Él piensa en la polilla e i versi divertenti e insolenti di Poema para resolver la tan comentada carencia de crítica literaria, che dicono: Il giorno in cui per esempio tu, falegname, // avrai bisogno di una poesia per segare. Ci sono altri epigrammi di un solo verso, che sarebbero piaciuti molto a Nicanor Parra, maestro della poesia colloquiale –. Citiamo soltanto la logica formale di Página en blanco, composta di un solo verso, semplice e ironico: Io so che un giorno tu mi ucciderai. La poesia di Viera è una continua domanda, esalta la necessità di un’altra presenza, fornisce materiale alla caratterizzazione romantica dell’autore, consapevole di essere niente, pure se vorrebbe non essere, cosa impossibile. Come confessa in Hay veces, dove un verso sussurra: notti che le luci sono così tristi nelle pozze. La donna è presente in Aviso sobre cierta mujer. Alcuni – la maggior parte dei lettori – ascoltando o leggendo Pero siguió, intendono Podrías. Le dediche nelle poesie riservate ad autori cubani di generazioni precedenti, così come l’opera intellettuale – recensioni e articoli – che caratterizza Félix Luis Viera, dimostrano senza possibilità di errore che la sua attività non tende a escludere ma a includere in maniera fraterna. Manuel Díaz Martínez, César López e Rafael Alcides – per esempio – vengono citati in molte poesie e non si tratta solo della gentilezza di una dedica, quanto che l’autore indica di essere debitore della loro poetica.Sin ton ni son mostra la sua autonomia pur riconoscendosi nella tradizione, non scivola in alcun tipo di sciocca arroganza, non profuma di alterigia giovanile o senile… Inoltre è un’antologia indipendente da un punto di vista politico, scritta da un cubano che vive in esilio, non fa concessioni al regime, si rende portatore di una propria libera ideologia. He visto al cuervo venir fa riferimento al corvo dell’ultima poesia di Fuera del juego e al simbolismo che proviene dalla nota lirica di Edgar Allan Poe; inoltre mette in evidenza la tristezza di chi non spera più in messia e rivoluzioni, ma ha compreso gli inganni dispensati nel cammino verso il futuro. Félix Luis Viera è tra coloro che hanno solo un punto di partenza, per questo invito a leggere Sin ton ni son cominciando dal suo Brindis, un vero e proprio elogio della diversità. Una poesia che contiene l’essenza della sua poetica spezzata, come quando a una ragazza dice che è stata la vita la bellissima, terribile responsabile di ogni evento, di ogni poesia. E anche se non tutta l’acqua è di sorgente, la tenerezza – sempre decisiva – è la sua Leyenda, che appare seduta, da millenni, in una pietra alta, visibile da tutti gli angoli della Terra. (Josè Prats Sariol, Scritto in Aventura, Florida, gennaio 2019).

BIOGRAFIA DI FELIX LUIS VIERA

Félix Luis Viera (Santa Clara, Cuba, 1945). Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Una melodía sin ton ni son bajo la lluvia (Premio David di Poesía de la Uneac 1976, EdicionesUnión, Cuba); Prefiero los que cantan (Ediciones Unión, Cuba, 1988); Cada día muero 24 horas (Editorial Letras Cubanas, Cuba, 1990 ); Y me han dolido los cuchillos (Editorial Capiro, Cuba, 1991); Poemas de amor y de olvido (Editorial Capiro, Cuba, 1994), La que fue (Red de los Poetas Salvajes, México, 2008) y La patria es una naranja (Ediciones Iduna, Miami, 2010; Edizioni Il Foglio, Italia, 2011 —Premio Latina in Versi—; Alexandria Library, Miami, 2013).  Raccolte di racconti: Las llamas en el cielo (Ediciones Unión, Cuba, 1983); En elnombre del hijo (Premio de la Crítica 1983, Editorial Letras Cubanas, reedición 1988) y Precio del amor (Editorial Letras Cubanas, 1990; Alexandria Library, Miami, 2015). Romanzi: Con tu vestido blanco (Premio Nacional de Novela de la Uneac, 1987, Premio de la Crítica 1988, EdicionesUnión, Cuba), Serás comunista, pero te quiero (Ediciones Unión, Cuba, 1995); Un ciervo herido (Editorial Plaza Mayor, Puerto Rico, 2002; Edizoni Cargo, Italia, 2005; Editorial Eriginal Books, Miami, 2012; y Editorial Verbum, España, 2015); El corazón del rey (México, 2010); Un loco sí puede (Editorial Verbum, España, 2015). Infine ha pubblicato il romanzo breve Inglaterra Hernández (Ediciones Universidad Veracruzana, 1997). Sta per uscire Sin ton ni son, un’antologia definitiva della sua poesia.

IL TRADUTTORE

Gordiano Lupi (Piombino, 1960). Collabora con PoesiaFuturo EuropaInkrociLa Folla del XXI SecoloQui News Valdicornia, La Rivista degli Italiani in Francia e altre riviste. Dirige Il Foglio Letterario Edizioni. Traduce gli scrittori cubani Alejandro Torreguitart Ruiz, Felix Luis Viera, Heberto Padilla e Guillermo Cabrera Infante. Tra i molti lavori editi, ricordiamo: Nero Tropicale, Cuba Magica, Un’isola a passo di son – viaggio nel mondo della musica cubanaQuasi quasi faccio anch’io un corso di scritturaAlmeno il pane Fidel, Mi CubaFellini – A cinema greatmasterFame – Una terribile ereditàStoria del cinema horror italiano in cinque volumi, Soprassediamo! – Franco & Ciccio Story. Ha tradotto La ninfa incostante di Guillermo Cabrera Infante (Sur, 2012). I suoi romanzi più recenti sono: Calcio e acciaio – Dimenticare Piombino, Miracolo a Piombino – Storia di Marco e di un gabbiano e Sogni e altiforni – Piombino Trani senza ritorno (presentati al Premio Strega 2014, 2016, 2019). Il suo ultimo libro, giugno 2022, con il fotografo Riccardo Marchionni: Amarcord Piombino – vol. 1 – I ragazzi di via Gaeta. Lavori recenti a tema cinematografico: Gloria Guida, il sogno biondo di una generazioneTutto Avati – Il cinema di Pupi Avati, Il cinema rovente di Umberto Lenzi e Il cinema dei fratelli Vanzina. Blog di cinema: La Cineteca di Caino (http://cinetecadicaino.blogspot.it/). Blog di cultura cubana e letteratura: Ser Cultos para ser libres (http://gordianol.blogspot.it/). Pagine web: www.infol.it/lupi. E-mail per contatti: lupi@infol.it

Prefiero los que cantan

Prefiero los que cantan día a día

Los que amanecen cantando sus canciones

Los que cantan encuentran los caminos

No anublan el ocaso los que cantan

Prefiero los que cantan en la noche

en la tarde en el invierno los que cantan

los que cantan se niegan a morirse

No rompen los colores los que cantan

Prefiero los que cantan en el mar

en el cielo en la madrugada los que cantan

los que cantan no acrecen los rincones

no enlluvian el paisaje los que cantan

Prefiero los que cantan en verano

en otoño en primavera los que cantan

Los que cantan no secan los remansos

no enturbian los recuerdos los que cantan

Prefiero digo los que con sus manos cantan

de una punta a otra del arco de sus vidas

y cantando se van con su cantar

y continúan cantando para siempre.

Diciembre de 1979

Preferisco quelli che cantano

Preferisco quelli che cantano giorno dopo giorno

Quelli che si svegliano cantando le loro canzoni

Quelli che cantano incontrano le strade

Non oscurano il tramonto quelli che cantano.

Preferisco quelli che cantano nella notte

nella sera nell’inverno quelli che cantano

quelli che cantano rifiutano di morire

Non distruggono i colori quelli che cantano.

Preferisco quelli che cantano nel mare

nel cielo nell’alba quelli che cantano

quelli che cantano non popolano gli anfratti

non inondano il paesaggio quelli che cantano.

Preferisco quelli che cantano in estate

in autunno in primavera quelli che cantano

Quelli che cantano non prosciugano le oasi

non turbano i ricordi quelli che cantano.

Preferisco proprio quelli che con le loro mani cantano

da un punto all’altro dell’arco delle loro vite e cantando

se ne vanno con il loro cantare e continuano a cantare per sempre.

Dicembre 1979

La más hermosa primavera

La muerte gusta de las modas, usa

vestidos, pañuelos, gafas

última onda.

Y también, llega la muerte,

a veces,

como un señor con faldas.

La muerte es irónica y astuta.

No traza sus planes económicos

sin embargo

tiene la rentabilidad asegurada.

La muerte no tiene métodos ni rostro.

Trabaja, la muerte, más bien

al azar

al bulto, a como pueda.

Pero lo más importante

es que si usted

lo determina

puede resultar, la muerte,

otro color más, una

nueva

estación, aun

su más hermosa primavera.

Diciembre de 1979

La più bella primavera

La morte ama le mode, usa

vestiti, fazzoletti, occhiali

ultimo grido.

E persino, arriva la morte,

a volte,

come un signore con la gonna.

La morte è ironica e astuta.

Non traccia piani economici

tuttavia

ha una rendita certa.

La morte non ha metodi né volto.

Lavora, la morte, più che altro

a caso

a occhio, come le capita.

Ma la cosa più importante è che se tu lo decidi

può risultare, la morte,

un altro colore in più, una

nuova

stazione, persino

la tua più bella primavera.

Dicembre 1979