Parlare a Piombino di “Firenze, le strade di Dante” – Università delle Tre Età UNITRE’

Nell’ambito del programma dell’Università delle Tre Età Unitrè, di Piombino, si è tenuto un incontro a cura di Roberto Mosi sul tema di “Firenze, le strade di Dante”. Il relatore ha introdotto il tema richiamando il libro “Ogni sera Dante ritorna a casa”, Edizioni Il Foglio, che descrive “Sette passeggiate con il poeta”, l’itinerario nel cuore della città di Firenze. L’incontro è stato anche l’occasione per un breve bilancio sulle celebrazioni per l’anniversario dei 700 anni dalla scomparsa, iniziate con il DanteDì del 2020, bilancio che ha visto al centro la “riscoperta” dell’umanità e dell’universalità del poeta fiorentino e Sette passeggiate con il poeta è la descrizione di un itinerario che porta alla scoperta di una Firenze meno conosciuta rispetto a quella del Rinascimento: la Firenze fra la seconda metà del Duecento e i primi del Trecento, la Firenze dove Dante Alighieri visse dalla nascita (1265) all’esilio (1302). In questo periodo Firenze vide profonde trasformazioni, dalla politica alla religione, dall’arte all’economia, che segnarono l’identità della città. Nel 13° secolo la popolazione crebbe fino a contare oltre 100.000 abitanti, diventando così una delle più grandi città d’Europa: un boom demografico provocato dall’immigrazione dalle aree agricole dei dintorni di masse di persone alla ricerca di nuove ricchezze, di nuove attività, come quella della lavorazione della lana che arrivò a coinvolgere fino a un terzo della popolazione.

La geografia urbana vide profonde trasformazioni, come la realizzazione di una nuova cerchia di mura su disegno di Arnolfo di Cambio (1284-1333). Testimonianza visibile di questa cinta muraria sono i lunghi tratti in Oltrarno e le sei porte ella città sopravvissute alle trasformazioni urbanistiche avvenute all’epoca di Firenze Capitale, per fare spazio agli ottocenteschi viali di circonvallazione. Sempre su disegno di Arnolfo di Cambio nell’ultima decade del Duecento, fu avviata l’edificazione degli edifici simbolo della città: Palazzo Vecchio e la Cattedrale di Santa Maria del Fiore, centro politico e centro religioso della città. Firenze era sinonimo di potere finanziario e di ricchezza a tal punto che la sua moneta, il fiorino, divenne la moneta di riferimento a livello europeo. A livello politico – Firenze era già una repubblica, ma nel 1282 fu creato un nuovo assetto governativo che dette direttamente potere ai membri delle corporazioni maggiori. I rispettivi leader, chiamati Priori, potevano essere eletti fra i membri delle corporazioni [Dante fu uno dei Priori, si iscrisse ad un’arte (quella dei Medici e Speziali) come condizione necessaria per poter partecipare alla vita politica]. La borghesia, recentemente arricchitasi, gareggiava nell’abbellimento della città per la gloria di Dio e dell’uomo. Importante l’esperienza religiosa dell’epoca: mentre in tempi precedenti i monasteri si erano insediati in aree lontane dai centri abitati, gli ordini mendicanti, Francescani e Domenicani, si stabilirono nel cuore delle città. Erano molto importanti all’epoca di Dante e lasciarono profonde tracce nella città. In questo periodo furono costruite Santa Maria Novella, per i Domenicani, e Santa Croce, per i Francescani. Le ampie piazze che vediamo tutt’oggi davanti a queste chiese, realizzate per accogliere masse di fedeli che si riunivano per ascoltare i predicatori, sono un segno. La Firenze del tredicesimo secolo era una città brulicante, piena di suoni. Avremmo sentito i rumori dei cantieri edilizi; a tutte le ore del giorno le campane avrebbero risuonato per segnalare le ore religiose e il tempo civile; il vocio dei venditori nei mercati si sarebbe mescolato con le voci dei predicatori, dei cantori, sacri e profani.

In questo itinerario dantesco, rappresentano un utile punto di riferimento le lapidi poste nel 1906 dal Comune di Firenze, con i versi della Divina Commedia in una serie di luoghi. La partenza del percorso è prevista – nel libro Ogni sera ante ritorna a casa – da via Dante Alighieri, sotto la lapide posta sulla cosiddetta Casa di Dante, che recita: … Io fui nato e cresciuto Sovra ‘l bel fiume d’Arno alla gran villa. (Inf. XXIII, 94-95) Sono queste le parole che pronuncia Dante in risposta alla domanda che gli rivolgono, nel girone degli ipocriti, due frati che si sono avvicinati a lui: “O Tosco, ch’al collegio / de l’ipocriti tristi se’ venuto, / dir chi tu se’ non aver in dispregio”. Nelle espressioni del poeta si avverte il sospiro dell’esule per la sua patria. Gli aggettivi “bello” attribuito all’Arno e “grande” attribuito a Firenze, insieme alla precisazione “nato e cresciuto” per indicare che non è fiorentino del contado, tradiscono, con la loro insistenza, questa sottintesa malinconia dell’esule e del politico. Su questo registro della malinconia, una tappa fondamentale è rappresentata dal Battistero: … nel mio bel San Giovanni (Inf. XIX, 17) Poche parole queste che ci dicono l’affetto nostalgico dell’esule per l’antico tempio, il Battistero della città, al cui fonte fu battezzato. Edificio romanico, rivestito di marmi bianchi e verdi fu eretto intorno alla metà dell’undicesimo secolo sul luogo di un antico tempio. All’interno duecentesco mosaico dorato realizzato nella seconda metà del Duecento su disegno di diversi artisti, fra cui Cimabue. Domina un maestoso Cristo Giudice ai cui piedi sulla destra è raffigurata una visione dell’Inferno che fu verosimilmente fonte di ispirazione per la Commedia. In un tempo di generale analfabetizzazione, rappresenta un ‘opera didattica fondamentale. Stando al centro del Battistero siamo immersi in una visione medievale cristiana, fra cielo e terra. L’edificio del Battistero deve essere letto insieme alla precedente Cattedrale di Santa Reparata. che verrà sostituita da Santa Maria del Fiore: è quella che fu realmente frequentata da Dante, fondata nel sesto secolo. Per scoprire l’antica cattedrale dobbiamo entrare in Duomo, scendere in basso nella navata destra. a presentazione, arricchita da una larga serie di immagini, del percorso dantesco nella sala di Unitrè, è terminata con l’illustrazione dell’ultima tappa, in piazza del Duomo, davanti all’Arciconfraternita della Misericordia, sotto la lapide apposta sulla destra dell’Arciconfraternita: sono incisi nel marmo i versi della preghiera alla Vergine: “Vergine madre, madre di tuo Figlio umile e alta più che creatura, termine fisso d’eterno consiglio; Tu se’colei che l’umana natura nobilitasti sì che il suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si riaccese l’amore, per lo cui caldo nell’eterna pace così è germinato questo fiore. Par. XXXIII, 1-9 Infine al Battistero, a fianco della Porta del Paradiso, per terra alla fine del selciato, sotto la balaustra di ferro, appare la lapide con i meravigliosi, straordinari versi che esprimono la speranza di Dante per una pubblica incoronazione a Firenze, in San Giovanni: Se mai continga che il poema sacro al quale ha posto mano e cielo e terra, sì che m’ha fatto per più anni macro, vinca la crudeltà che fuor mi serra del bello ovile ov’io dormì agnello, nimico ai lupi che gli danno guerra; con altra voce omai, con altro vello ritornerò poeta, e in sul fonte del mio battesimo prenderò il cappello: Par. XXV, 1-9 Abbiamo nei versi della lapide davanti a noi, il richiamo ad una delle immagini più celebrate e alte della Commedia, l’autoritratto più noto di Dante, dell’exul immeritus che sospira con nostalgia verso la patria lontana. Quanto sono attuali questi sentimenti e queste immagini, per noi sradicati per la pandemia da una vita normale, per milioni di persone in fuga dalle loro terre!

L’ultima immagine proiettata nella sala dell’Unitré, fra la meraviglia e gli applausi dei presenti, la foto del Ponte Vecchio, alla vigilia del Natale 2020, illuminata di stelle: L’amor che move il sole e l’altre stelle (Paradiso, XXXIII, v. 145)