Per la rubrica Un racconto al giorno/La spina della nostalgia, di Gordiano Lupi, foto di Riccardo Marchionni

La spina della nostalgia

Ecco improvvisa, pungente e senza condono, la spina della nostalgia, come in un verso di Caproni per la sua Genova perduta. Rivedere piazza Gramsci in due cartoline d’epoca, la prima più antica, ti riporta ragazzo, quando andavi all’Emporio a comprare oggetti per casa e c’era persino una pompa per fare benzina accanto al binario dei treni. Poche auto, un salvagente rotondo, illuminato da un alto lampione, persone che sostano al centro, parlare di tutto e di niente, politica e calcio, le solite cose, frammenti di piccola storia in provincia. E c’era ancora il Chiarei con le scarpe di lusso, potevi vedere il Guerrieri vender cappelli e maglioni di cachemire, se ti andava di bere un caffè, Carabina ti serviva coi guanti all’Excelsior, il bar era ancora in funzione. Un ragazzo scomparso al mattino, in un’alba bruciata, forse un febbraio degli anni Settanta, osserva la seconda foto; piazza Gramsci non è più la stessa, c’è Il Piccolo Mondo, regno di giochi infantili, la terrazza dell’Albergo Moderno dove mangiare del pesce e vedere passare i carri per Carnevale. Attraversare le strisce col semaforo acceso, il casotto dei vigili urbani d’un verde antico, un mondo che cambia in strade tra via Pisacane e corso Italia, la pizzeria Egidio, il tabacchino del Magnani dove giocare la Sisal, poi il Totocalcio, le tende frangisole di troppi pensieri, color anni Settanta. Strade dipinte su cartolina della mia Piombino che trattengono spine di nostalgia confuse al sapore di giornate andate, di tempo e di sogni che ancora percorrono negozi perduti, bar abbandonati, visioni di auto lanciate verso via Fragola mentre bimbi sognano doppi spettacoli domenicali in un cinema, fumo e rimpianti.