Peter Russell, il più grande poeta del 900. Wilma Minotti Cerini/Ed. Il Foglio

Vi è una grande concordia tra i moltissimi importanti recensori, sia italiani che esteri, nel considerare Peter Russell senza ombra di dubbio, uno dei maggiori poeti inglesi viventi, se non addirittura il principale. Il motivo per cui tale merito non sia ancora universalmente riconosciuto rimane uno dei misteri più “arcani” di quest’ultimo squarcio di secolo si chiede il prof. Alex R. Falzon (Università di Siena). Russell è stato chiamato “l’ultimo dei grandi Modernisti” come pure “un poeta appartenente alla più alta tradizione romantica” avvicinandolo alla poetica di Yeats. La poesia di Russell, è dunque una specie di platonica anamnesi, di prescienza paradisiaca, grazie alla quale si può arrivare alla comprensione del Tutto e all’Unità che lo sorregge. Russell ha rivolto la sua dedizione più completa, dedicandogli, al di là di ogni razionalismo, scientifismo, al di là di ogni realtà pragmatica, per creare un perfetto atto di contemplazione in cui l’oggetto e il soggetto si identificano. Poetare, per Russell, equivale a creare un intermondo, che sta tra l’esistere (il mondo delle apparenze) e la luminosa vita dello spirito (il mondo dell’Idea). Russell ha rivolto la sua dedizione più completa, dedicandogli ogni singolo componimento, come disse una volta: “La poesia ha a che fare col respiro. Il respiro è vita, anima, pneuma”. Ha dato vita a straordinari poemi come “Le Elegie di Quintilius” e “Paesaggi Leggendari”. Amico di Ezra Pound considerato il suo maestro per elezione, fautore con Eliot, ed altri eminenti intellettuali, della sua liberazione dal manicomio di St. Elizabeth negli Stati Uniti d’America. Considerato tra i più grandi studiosi dell’opera di Dante Alighieri; ha tenuto conferenze di altissimo livello in varie Università. Innumerevoli le recensioni di Stampa sui maggiori quotidiani e riviste italiane ed estere. Cantore del Valdarno e del Pratomagno, che amava smisuratamente, ha vissuto alla Turbina di Piandiscò (AR) dal 1983 quasi sino alle soglie della sua morte nel gennaio del 2003. Proposto al Premio Nobel dall’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi.

Gordiano Lupi

Wilma Minotti Cerini