PROFILI D’AUTORE MARCO PONZI

Marco Ponzi

Classe 1976, sono diplomato perito turistico e anche presso la scuola superiore di arti applicate di Milano. Negli anni, dal punto di vista artistico, mi sono dedicato alle mie passioni quali la scrittura, la pittura, l’illustrazione, l’umorismo disegnato, la grafica, la fotografia e anche la scultura. La scuola d’illustrazione frequentata a Milano mi ha aiutato a incrementare il mio impegno artistico a vari livelli. Ne sono quindi scaturite diverse esperienze, quali ad esempio:

  • Pubblicazione del libro “Perché diffidare degli assistenti di volo” (Greco & Greco ed.), nel 2011, libro anche illustrato da me.
  • Pubblicazione di un racconto in antologia “I Cento Corti” (Il Cavedio), nel 2010.
  • Collaborazione come vignettista per la rivista Danae Magazine – supporto cartaceo del sito Danaelibri.
  • Pubblicazione di un racconto ne “Il Foglio letterario” (n.4) diretto da Gordiano Lupi, nel 2015.
  • Pubblicazione di un racconto nell’ambito del IV concorso Cultora, nel 2017 (antologia edita da Historica).
  • Pubblicazione di un racconto nell’ambito del V concorso Cultora, nel 2018 (antologia edita da Historica).
  • Pubblicazione di una poesia nell’antologia “I pensieri dell’anima”, Sensoinverso editore, nel 2018.
  • Pubblicazione di “Rifiuti d’autore – fa ridere, fa orrore, fa sesso”, nel 2015.
  • Pubblicazione di “Raccolta indifferenziata”, nel 2017.
  • Mostre collettive in cui ho esposto dipinti, sculture e fotografie.
  • Realizzazione di T-shirt personalizzate con grafiche spiritose.
  • Collaborazioni con enti pubblici e non del settore riciclo rifiuti nella preparazione di materiale divulgativo di diverso genere.
  • Pubblicazione romanzo “L’accento sulla A” (Il Foglio Letterario editore), nel 2019.
  • Pubblicazione di un racconto nell’antologia horror “La cassa” nel 2019, per Sensoinverso Edizioni.
  • Pubblicazione di un racconto nell’antologia, distribuita nelle scuole, dal titolo “Un pensiero di fine giornata”, nel 2019, per Laura Capone editore. 
  • Pubblicazione di un racconto “Goccioline” nell’antologia “Il mostro con gli occhi rossi” edizione Morellini, 2020.
  • Pubblicazione di un racconto ne “Il Foglio letterario” diretto da Gordiano Lupi, nel luglio 2020.
  • Pubblicazione del racconto “Liquide visioni” su La Lettura (Corriere della Sera) e Passaggi Festival, nel 2020.
  • Pubblicazione di un racconto ne “Scrivi un racconto di sei parole”, nel 2021, per IVVI edizioni.
  • Ho una pagina Fb (Marco Ponzi Scrittore) dove aggiorno chi mi segue con i miei lavori artistici e letterari.
  • Ho un sito www.marcoponziartista.com in cui raccolgo molti miei lavori

“L’accento sulla A” di Marco Ponzi

“L’osceno non è un fatto esteriore” – questo è lo spirito che anima o che animerebbe la protagonista del libro (nel mondo ideale e anche in quello reale). Felicita Gavazeni è una bella bambina ma è nata, dopo essere stata a lungo desiderata, con un difetto fisico: ha due vagine, una delle quali, quella in più, posta sul collo, in posizione frontale, in mezzo alle due clavicole. La sua malattia, rara, non invalidante e piuttosto misteriosa, si chiama genitalismo di Warzov e, sebbene non comporti altri problemi fisici a essa correlati, causa gravi preoccupazioni di tipo psicologico ai suoi genitori. Amalia, madre bigotta e dalla mentalità chiusa, relega Felicita in una infanzia e adolescenza tra quattro mura, impedendole il più possibile contatti esterni, sia con gli adulti sia con i coetanei, per il maggior tempo possibile. Si preoccupa di quali forme potrà prendere la vagina sul collo della figlia, immaginando scenari per lei apocalittici, e di quel che pensa la gente che le vive intorno. Suo marito Camillo, altrettanto bigotto, è debole e poco determinato. Sebbene, all’inizio, egli tenti di opporsi alla volontà della moglie, non sarà capace di fare davvero il marito ma soprattutto il padre. Poco a poco, dalla iniziale voglia di diventare genitori, voglia determinata unicamente dal fatto di voler “spuntare la casella” del risultato raggiunto, si passa a un malcelato odio nei confronti della figlia che, innocente, patirà la sua condizione di bambina “diversa”. I due genitori, presi dall’angoscia di voler trovare un rimedio, anche chirurgico, mettono in condizione Felicita di sentirsi inadeguata ma la voglia di libertà della bambina risulta comunque più forte del sentimento inculcatole. Il dover sempre nascondere il collo, il poter frequentare poco e male i coetanei, il divieto di partecipare a gite scolastiche, la faranno maturare velocemente, oltre al reale fatto che il menarca sopraggiunge prima del previsto, probabilmente a causa del trauma determinato da un padre oramai assente. La mancanza della possibilità di un confronto con le persone della sua età scatena in Felicita molti dilemmi; tutto ciò le induce diversi ragionamenti facendo sì che prenda decisioni autonome, a volte giuste a volte sbagliate, ma tutte utili a prendere consapevolezza della propria condizione.

Amalia, per tenere sotto controllo lo sviluppo della figlia, già da tempo, è l’amante del pediatra e, allo stesso tempo, subisce l’abbandono del marito che, accortosi della tresca e incapace di farsi valere ed esercitare il ruolo di capo famiglia, non sopporta più né il fatto di non essere amato né la possibilità di un destino infelice per sé e per la figlia. La relazione tra Amalia ed Epis, il pediatra di Felicita, prosegue per anni, fino a quando anche Amalia si rende conto che Epis non ha mai avuto intenzione di aiutarla. Con grande amarezza, Amalia lascia anche l’amante, senza comunque aver trovato una soluzione per la malattia della figlia. Nel frattempo, Felicita cresce e diventa sempre più bella. Riceve le attenzioni di numerosi ragazzi e, sempre per pudore, cerca di tenerli a bada, anche se vorrebbe tanto interagire come fanno tutte le sue coetanee. I primi approcci dei ragazzi e la sua stessa curiosità le causano forti ammonimenti e punizioni corporali da parte di sua madre, inutilmente preoccupata per cose che non vuole spiegare a sua figlia e che, per formazione culturale, non sarebbe in grado di spiegare. Un giorno, con una scusa di un corso di lingue, Felicita riesce a fermarsi a scuola, ma quello stesso giorno, le continue insistenze dei ragazzi trasformano quella permanenza a scuola in uno stupro. Felicita subisce la violenza ma non informa la madre, solo per non creare ulteriori problemi e per non continuare a essere considerata lei stessa un problema. Si porterà dentro quell’esperienza che, però, verrà scoperta a seguito di una visita ginecologica impostale dalla madre, più preoccupata che mai che Felicita non abbia rapporti sessuali di alcun tipo. La scoperta dello stupro causa l’ulteriore scatto d’ira violento della madre che, invece di confortare la figlia, la incolpa di essere una svergognata, non credendole. Gli anni passano, tra alti e bassi, in una apparente calma, data unicamente dal fatto che Felicita studia con profitto. Ciò basta ad Amalia per sentirsi più tranquilla, anche se con l’aiuto, talvolta, di psicofarmaci. Al termine degli studi, quelli non scelti da Felicita ma sempre imposti dalla madre (Felicita avrebbe voluto seguire un percorso artistico seguendo la sua inclinazione – inclinazione che già in precedenza le aveva procurato problemi con la madre che le aveva trovato disegni osé), Felicita si cerca un lavoro, anche per fuggire da un ambiente opprimente come Valbridico, incastonato nelle montagne della bergamasca e, da sempre, residenza delle due donne. La prima esperienza lavorativa sarà inizialmente di successo ma, col passare del tempo, Felicita si rende conto che molti dei suoi meriti sono dovuti alla sua bellezza che le apre molte porte. Un collega la illuderà col solo fine di portarsela a letto e Felicita, delusa, lascerà il lavoro, anche a causa di un ingiusto licenziamento derivato da una sua forma di ribellione. La perdita del lavoro porterà a Felicita un nuovo incontro. Qualche anno prima, il padre di uno dei suoi stupratori, sotto mentite spoglie, le offre un biglietto da visita. Egli è titolare di una agenzia di modelle e Felicita decide di approfittare dell’occasione. Senza sapere chi fosse quell’uomo, accetta il lavoro. Le cose vanno a gonfie vele, Felicita lavora moltissimo come fotomodella e come indossatrice, cavalcando sempre più il successo. Farà di Riccardo Grotti il suo mentore, oltre che datore di lavoro, fino a ritenerlo quasi come quel padre mai avuto veramente. Grotti dà molti consigli a Felicita, la mette spesso in guardia e al contempo le chiede collaborazione. Il mondo dello spettacolo è spietato e Felicita se ne accorge man mano quando, dopo numerosi approcci, alcuni riusciti, altri meno, sia da parte di uomini sia di donne, in momenti diversi della sua carriera, a una festa presso la villa di un produttore cinematografico, subisce un ulteriore stupro durante un’orgia. L’estrema delusione per l’ennesima violenza causata dalla troppa bellezza di Felicita la porta a denunciare i fatti. Dapprima determinata ad avere giustizia, Felicita si butta con tutte le sue forze nell’intento di scoperchiare il vaso di Pandora. Ma non ha vita facile perché verrà minacciata e picchiata fino a quando si deve purtroppo convincere che la guerra è comunque persa in partenza.Ritirerà la denuncia ma perderà di nuovo il lavoro. E anche Grotti si rivela un falso mentore; il suo unico scopo era far quattrini. L’abbandono è inevitabile e, nonostante una richiesta di aiuto da parte di Felicita, Grotti se ne lava le mani.

Per far fronte alla crisi, Felicita sarà costretta a vendere la casa; nessuno più la vuole assumere o ingaggiare perché viene considerata una piantagrane. Il fatto poi di aver ritirato la denuncia la fa apparire come una persona inaffidabile e in cerca di soldi, come se fosse stata corrotta per ritirare la denuncia. A questo punto, dovendo far di necessità virtù, dopo alcune riflessioni, decide di cambiare vita e strategia. Se la violenza è indotta dalla sua bellezza, allora tanto vale cercare ambienti in cui l’eventuale stupro viene, per così dire, programmato e previsto. Felicita vuole usare spudoratamente la sua bellezza anche se è ben consapevole che vorrebbe farne a meno. Siccome, fino a quel momento, la sua bellezza era stata un problema, viene il momento di sfruttarla a proprio vantaggio. Decide così di cercare lavoro nel mondo del porno. Del resto, peggio di quel che le era capitato fino a quel momento, non poteva aspettarsi e, se proprio doveva meritare l’epiteto di “poco di buono”, almeno sarebbe stato a ragion veduta. Dopo essersi documentata a sufficienza, si presenta al provino e scopre che quel mondo tanto disprezzato da tutti è invece tenuto in piedi da persone molto più rispettabili di altre. Felicita capisce che la sua scelta è una scelta come un’altra; non troverà mai violenza, né abuso, e la sua carriera decollerà. Come in tutti i mondi, anche quello del porno, però, è attraversato da crisi, per esempio, determinate dalle morti per Aids. Felicita non rinuncia alla sua professione ma al contempo porta avanti la sua prima passione, ovvero quella di pittrice. Durante le pause, dipinge quadri che da astratti assumono sempre più forme riconoscibili. Il suo dolore diventa determinato nello spazio di una tela e i suoi quadri iniziano a essere apprezzati da chi lei frequenta. Il signor Brindani, titolare della Golden Red che per primo ha creduto in Felicita e nella sua dote naturale (la seconda vagina che sarà la nota distintiva di Fe.Ga – nome d’arte di Felicita – e unica nel genere e anche una vera miniera d’oro per chi la scritturi) è il suo nuovo mentore, capace di vero rispetto e lealtà. Oramai, dopo anni di lavoro nel settore, Felicita è una star: ha una rivista tutta sua, una corrispondenza con gli ammiratori e molto denaro. Un giorno, Brindani le fa conoscere Antonio, un nuovo attore appena scritturato. E’ amore a prima vista, anche se Antonio è un po’ misterioso. Cominciando dalla fine, come era in realtà successo qualche tempo prima con CX, un collega attore da poco defunto, Felicita si innamora anche dell’Antonio uomo, ex archeologo, che apprezza l’arte e la bellezza quanto lei. La loro storia d’amore decolla, sempre lavorando insieme ma gradualmente con meno intensità. Il lavoro di attrice hard, sia per l’età di Felicita, sia per la non necessità di fare altri soldi, è diventata una occupazione secondaria. I due hanno trovato se stessi in una professione comune e in un amore che condivide gli stessi valori e lo stesso tipo di dolore. Anche Antonio, infatti, proviene da una famiglia disgregata e anch’egli, decenni prima, ha subito la violenza di una circoncisione imposta per motivi religiosi. Sua madre, turca, l’aveva condotto con uno stratagemma in Turchia col solo scopo di farlo circoncidere perché la famiglia di lei non poteva tollerare un parente impuro. I due sono, così, in grado di comprendersi come nessun altro. Quando finalmente i due decidono di sposarsi, giunge a Felicita la notizia che suo padre si è suicidato. E’ Amalia, sua madre a comunicarglielo e, mentre glielo dice, le vomita addosso tutto il suo disprezzo, ritenendola responsabile di come sono andate le cose. In qualche modo, suo padre aveva scoperto quale fosse la professione della figlia e, non potendo sopportare l’onta, decide di porre fine ai suoi giorni. Felicita vive momenti di orrore, visionando una videocassetta che qualcuno le fa pervenire, videocassetta in cui il padre si spara in bocca davanti a lei. La rabbia e la frustrazione di Felicita, supportata da Antonio, le fanno attraversare un periodo di crisi, crisi in cui Felicita si rende conto che persone pronte a giudicarla non hanno mai avuto i requisiti minimi per farlo. Nascosti dietro le ipocrisie religiose, i suoi genitori, non sono stati in grado di darle insegnamenti giusti ed equilibrati e ora, rovesciano su di lei il risultato del loro fallimento e i loro sensi di colpa. Felicita non accetta di essere usata in questo modo e, dietro sollecitazione di Antonio, cerca di liberarsi di sovrastrutture fatte di superstizioni e false credenze che sin da piccola le sono state inculcate. Decide quindi di sbattezzarsi e uscire da quel mondo cattolico di cui faceva involontariamente e ufficialmente parte. Rifiuta la religione e prende la strada della ragione e dell’analisi razionale. Liberatasi da quel fardello pesante, si sposa con Antonio, quasi in segreto e con rito civile. Dopo il matrimonio, nei due insorge il desiderio di un figlio, che però non potrà venire. A seguito di tentativi e analisi, Felicita decide di far visita al suo vecchio pediatra, ancora vivo e residente a Valbridico. Lo ritroverà, lo interrogherà e scoprirà che il genitalismo di Warzov comporta sterilità. Presa da rabbia e disperazione, abbandona per sempre Valbridico, dopo aver anche scoperto dalla bocca di Epis che la madre è morta da un anno, a seguito delle conseguenze dell’abuso di alcol. Senza più familiari o desideri concreti, Felicita decide di usare il suo successo e fortuna per far del bene al prossimo. Il suo talento, la sua fortuna, non devono andare sprecati e, mentre miete successi con la vendita dei suoi quadri a soggetto pornografico (collage con le stesse immagini che la ritraggono) ma a tema etico, decide di mettere in piedi un’opera pia denominata AnFe (acronimo di Antonio e Felicita). Nel centro di Napoli, la stessa città che l’ha vista cittadina e attrice di film hard per la presenza ivi degli studi della Golden Red, sorge palazzo Anfe, allo scopo di accogliere i bisognosi. Mensa, ristorante, centro medico, dormitorio e centro ricreativo, palazzo Anfe vuole essere la risposta ai drammi dell’uomo. Il patrimonio di Felicita e Antonio è ingente e l’operazione è possibile. Ritiratasi del tutto dal mondo del porno, ma attiva ancora come pittrice, Felicita insieme a suo marito, riceve riconoscimenti e onori da tutto il mondo. La vita prosegue ricca di impegni e gli anni passano sereni.

Felicita si dedica completamente a quello che vuol essere il riscatto della sua vita; vuol dare felicità a chi non l’ha. Ma un brutto giorno Felicita riceve la notizia della morte tragica di Antonio, perito in un incidente stradale in costiera Amalfitana mentre si stava recando in motorino a prendere dei documenti alla sontuosa villa che è la loro dimora. Il colpo è tremendo ma Felicita deve incassare anche questo. Ma la vita prosegue e lei deve accettare ciò che le riserva il destino, un po’ come ha sempre fatto sino a quel momento. Dopo l’ultimo bacio a suo marito morto, Felicita porta le sue ceneri a Paestum, sito archeologico che aveva visto il loro primo bacio, e disperde Antonio nel vento. Perché la tomba di Antonio non è né terrena né spirituale, la tomba di Antonio è Felicita stessa. Con l’elaborazione del lutto, lontana dall’idea di morte che una urna cineraria porta con sé, Felicita riprende la sua attività di benefattrice dando spazio ai giovani artisti che, al contrario di lei che non ebbe la stessa possibilità in gioventù, adesso possono dar voce alla propria arte nelle mostre artistiche organizzate a palazzo Anfe. La Felicità degli altri è la sua e Felicita ne gode. Con il passare degli anni, l’oramai anziana Felicita, dirada le sue attività, pur mantenendo un occhio a quel che accade. Dalla sua maestosa villa contempla il mare, la vita e riceve vecchi amici. Passeggia nel florido giardino e ricorda i tempi andati con l’amore mai sfiorito per Antonio. Nessun altro avrebbe potuto rimpiazzarlo. Ma, giunta alla soglia di un’età non più giovane, desiderando che il suo sforzo di una vita non vada perduto, nomina Brindani suo erede, forte del fatto che le è stato leale e corretto negli anni splendidi e sfarzosi quando ancora, agli occhi del mondo, era conosciuta come Fe.Ga. Certa di aver predisposto tutto e assicuratasi della possibilità di continuità della sua opera di mecenate, Felicita, coricandosi un’ultima volta, dichiara a se stessa: c’è tutto – e serenamente si addormenta per non svegliarsi più. La ritroveranno la mattina seguente con una boccetta di profumo in mano, Happiness, quel profumo per cui aveva prestato il volto, e l’espressione dolce di chi è morto nel sonno, come fosse una di quelle Dormitio Virginis tanto presenti in arte. Appresa la notizia, Brindani, vagando per le ampie sale della villa di Felicita, scopre una sala arredata con una grande tela raffigurante una Felicita da giovane, sensuale e più splendida che mai, nel fiore degli anni e senza traccia di alcun genitalismo di Warzov sul collo.

Davanti all’imponente tela vi è un tavolino con una foto di Antonio e una stilografica senza cappuccio, sopra un foglio di carta con margini strappati. Sul foglio vi è impressa questa frase: tu, Antonio, e io, Felicità.

L’accento sulla A Marco Ponzi /Ass. Culturale Il Foglio/Collana: Narrativa2019/Pagine: 400 ISBN10: 8876067973ISBN-13:  9788876067976