FONTE: IL GIUNCO.NET A tu per tu con Gordiano Lupi, scrittore e direttore della casa editrice “Il foglio”

PIOMBINO – Direttore della rivista “Il foglio letterario” e della casa editrice “ Il foglio” con sede a Piombino, realtà consolidate e di grande spessore nel panorama nazionale ma non solo, Gordiano Lupi accetta di concedermi questa intervista ed io lo ringrazio per la disponibilità, come ringrazio un nostro amico comune che ci ha presentati.

Gordiano, buongiorno e complimenti per la sua attività e grazie per avere trovato un po’ di tempo per rispondere alle mie domande. So che anche oggi ha molti impegni e quindi inizierei subito col chiederle se vuole parlarci un po’ di sé e dirci: chi è Gordiano Lupi?

Domanda difficile, dovrebbero rispondere gli altri, chi mi legge, chi apprezza le cose che faccio. Provo per sommi capi a riassumere. Sono da sempre un lettore onnivoro, amante della letteratura e del buon cinema. Le mie passioni in parte sono diventate la mia vita, perché scrivo racconti, romanzi, critiche cinematografiche, e ho dato vita a una piccola casa editrice indipendente (non profit), nel 1999, che è lo specchio non solo delle mie passioni, ma anche di quelle di chi ci collabora.

Quando ha scoperto in lei la passione per la lettura ed anche per la scrittura?

In terza elementare la maestra (Maria Luisa Pacifici) leggeva i miei temi in classe ad alta voce. Direi che certe passioni nascono con la persona, difficile dire quando si manifestino per la prima volta. Da piccolo passavo ore a sfogliare libri e fumetti che non potevo comprare, alla Cartolibreria Rinascita di Corso Italia, angolo via Torino e via Antonio da Piombino, di fronte al Bar Nedo. Adesso non c’è più niente, né cartolibreria, né bar, solo banche e sale per scommesse.

Lei vive e lavora a Piombino che è situata nella zona Nord della Maremma toscana: quanto è presente secondo lei lo spirito maremmano in questa città e nei suoi dintorni?

Piombino è Maremma, anche se molti suoi abitanti ripudiano questa definizione e si dicono livornesi; la Maremma fa parte della nostra storia, la bonifica delle zone paludose la dobbiamo a Elisa, la sorella di Napoleone che amministrò Piombino. E poi uno spirito maremmano, ruvido e polemico è ben presente in tutti noi che viviamo questa Maremma fatta di scogliere, esposta a scirocco, ponente e maestrale.

Nelle scorso 2019 la casa editrice “Il Foglio” ha compiuto 20 anni: vorrebbe ripercorrere quelle che sono le tappe salienti dagli inizi di questa attività fino ai giorni nostri?

Servirebbe un libro. Abbiamo portato avanti con coerenza le nostre passioni, scoprendo diversi talenti che sono approdati a case editrici nazionali: Wilson Saba (Bompiani), Lorenza Ghinelli (Rizzoli), Sacha Naspini (E/O), Antonino Genovese (Frilli), molti altri sono passati a scrivere per editori di medio calibro, in ogni caso abbiamo seguito la nostra linea da talent-scout, incuranti di polemiche inutili.

Abbiamo fatto tanti libri di saggistica cinematografica che resteranno nella piccola storia libreria, opere su Pupi AvatiRuggero DeodatoFernando Di LeoGualtiero Jacopetti.

Abbiamo in catalogo autori che vendono quasi mille copie per titolo: Federico Guerri (Bucinella, 24, Questa sono io …), Federico Regini (L’isola), Antonino Genovese (Il nonno è un pirata).

Ma la cosa più importante da dire è che in 20 anni non siamo mai scesi a patti con nessuno, non abbiamo mai derogato alla nostra idea di fare editoria sana e seria, senza chiedere contributi agli autori.

“ Il Foglio” è una casa editrice indipendente, vorrebbe spiegarci perché?

Credo di averlo già spiegato. Non abbiamo padroni né finanziatori. Sembrerà strano ma da 20 anni ci sosteniamo solo vendendo libri. Siamo indipendenti nel senso più stretto del termine: non dipendiamo da nessuno, solo da noli stessi, dalla nostra passione. Non dipendiamo neppure dal bilancio, perché fare utili non è il nostro scopo. Il Foglio Letterario è nato per compiere un progetto culturale.

Tanti i nomi in catalogo e tanti libri pubblicati: ma qual è l’iter per giungere alla pubblicazione di un libro?

Benedetto Croce diceva che un’opera deve avere due requisiti: contenuto e forma. Nient’altro serve per Il Foglio. Certo, chi ci contatta deve sapere qualcosa di noi. Inutile proporre un romanzo fantasy, un thriller, sono cose che non facciamo. Non ci mandate un romanzo ambientato a New York, preferiamo localizzazioni provinciali, meglio la nostra Maremma. Per la saggistica deve essere qualcosa di nuovo, di alternativo, un settore non coperto dalla grande editoria, ma va bene anche un punto di vista originale su un argomento importante. Per dire, stiamo ristampando un libro su Fellini, ma abbiamo fatto l’unico libro italiano su Deodato.

Dieci partecipazioni al premio Strega: una gran bella soddisfazione immagino. Qual è il ricordo che si porta nel cuore?

Dieci partecipazioni al Premio Strega sono una bella medaglia: sette con la casa editrice e tre con miei libri personali, fatti con altri editori (Calcio e acciaio, Miracolo a Piombino, Sogni e altiforni). Non si vive di ricordi, ma con i ricordi, dice il mio protagonista romanzesco di Calcio e acciaio (e pure di Sogni e altiforni), quindi non ci si ferma a pensare al passato che per un breve istante, poi si guarda al futuro.

Lei dirige anche la rivista “ Il Foglio Letterario”: ci vuol raccontare come è nato questo progetto? E con quale scopo?

La rivista è diretta da Vincenzo Trama, che collabora al Foglio dal 2003, senza di lui e senza Melisanda Massei Autunnali, che gestisce tutta la parte tecnica, non potrei fare niente. Inoltre basta andare al sito www.ilfoglioletterario.it per rendersi conto di quanti collaboratori attivi abbia la rivista. Il Foglio è nato da questa idea, nel 1999, e prosegue con la rivista letteraria on line, ogni tre mesi. Pure qui tutta passione, niente banner pubblicitari, tanta narrativa, saggistica, fumetti, cinema. Per i fumetti è fondamentale la collaborazione di Filippo Ferrucci. Per i social, invece, è Francesco De Luca (autore di Karma hostel, un grande romanzo sulla Cina di oggi) che fornisce assistenza tecnica.

Ma anche per le edizioni “Il foglio” lei si avvale di validissimi collaborator: ce li vorrebbe presentare?

Molti li ho già indicati. Aggiungo mia moglie, Dargys Ciberio, la miglior venditrice del mondo; lo scrittore francese Patrizio Avella, esperto di marketing, logistica e cucina, che ha pubblicato diversi libri con noi; i direttori di collana Fabio Strinati, che si occupa di poesia, Giovanni Modica, che cura il cinema, e Carlo Gambescia che dirige una collana filosofico – politica di livello universitario.

Ogni Martedì sul canale Facebook delle edizioni “Il foglio” lei presenta la rubrica “Cinema italiano sommerso”: ce ne vorrebbe parlare?

Questa idea mi è venuta nel corso della quarantena imposta dal Covid 19, quando per due mesi abbiamo presentato autori e libri sul nostro gruppo Facebook, non potendo fare attività esterna. Molti parlano di cinema, ma pochi dedicano attenzione a registi e attori meno noti, sommersi, quasi underground. Abbiamo cominciato parlando di Claudio De Molinis, continueremo con Paolo Spinola, autori interessanti, che hanno diretto una manciata di pellicole, alcune davvero interessanti. Il cinema italiano è uno dei punti nevralgici della casa editrice, che pubblica saggi sulla settima arte in due collane (Cinema e La cineteca di Caino), quindi abbiamo deciso di affiancare ai testi un’attività espositiva su Internet, per chi è interessato, per tutti coloro che vogliono conoscere il cinema più sconosciuto.

Mentre ogni venerdì, sempre sullo stesso canale social, un autore presenta il suo libro.

Sì, stessa filosofia. Siamo convinti che ripartiremo e faremo presentazioni vere, con il pubblico, nel frattempo usiamo i social, la grande opportunità che abbiamo grazie a Internet. Francesca Lenzi è stata la prima autrice a presentare il suo romanzo (Indiana libera tutti) sul gruppo Fb, il prossimo venerdì toccherà ad Andrea Fanetti (L’assassino e il pettirosso).

“Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita, la propria. Chi legge avrà vissuto 5.000 anni. C’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito. Perché la lettura è un’immortalità all’indietro”. Sono parole di Umberto Eco. Che cosa si sente di dire lei a questo proposito?

Leggere, scrivere, guardare film sono cose di cui non potrei fare a meno. Non riesco a concepire una vita senza questi tre elementi, non necessariamente in quest’ordine. A volte scrivere è persino meglio che vivere, non sempre, ma di tanto in tanto capita. Un buon libro, invece, sa fare compagnia. Non sei mai solo quando ritrovi un vecchio poeta della tua adolescenza o un romanziere che ti fa immergere in un mondo di sogni.

E come ha scritto Ferdinando Pessoa “La letteratura, come l’arte, è la confessione che la vita non basta”.

No, la vita non basta. Servono i sogni. Basta saper distinguere vita da sogno. Basta non fare confusione.

Grazie.