L’intervento di Roberto Mosi nella sala del Circolo degli Artisti “Casa di Dante”

La presentazione dell’Antologia “Gente di Dante” (Ed. Tabula Fati) al Circolo degli Artisti di Firenze, il 30 settembre, nell’ambito del Settembre Dantesco, è stata l’occasione per parlare del racconto “Corso Donati, il Barone” che fa parte della pubblicazione e per illustrare la figura del capo dei Neri fiorentini, partendo dal libro “Ogni sera Dante ritorna a casa. Sette passeggiate con il poeta”, ed. Il Foglio.

Nel mio intervento nella sala del Circolo degli Artisti “Casa di Dante”, ho ricordato che in questo libro una passeggiata è dedicata, appunto, al personaggio di Corso Donati, l’acerrimo nemico di Dante, il maggiore responsabile del suo esilio. Il percorso della passeggiata, nel Sestiere dantesco di San Pier Maggiore, attraversa il luogo dove visse con la sua famiglia e su una delle torri dei Donati, in via del Corso, sono scolpite su una lapide di marmo, parole di fuoco che ricordano la tragica fine del “Barone”:

Or va’; diss’ el; “che quei che più n’ha colpa,

vegg’ ïo a coda d’una bestia tratto

inver’ la valle ove mai non si scolpa.

Purg. XXIV, 79-84

Le parole sono di Forese Donati, amico di Dante, con il quale aveva gareggiato in prove di sonetti scherzosi e satirici. L’amico predice la tragica morte del fratello Corso, detto il Barone, cugino di Gemma Donati, fu descritto nella Cronica di Dino Compagni come uno cavaliere della somiglianza di Catellina romano, passato alla storia per crudeltà, ambizione e mancanza di scrupoli. Di bella figura, abile oratore attirava dalla sua parte il popolo, arrivava a intimidire gli avversari con la violenza, a piegare giudici e governanti con la corruzione. Combatté a Campaldino al comando della riserva della cavalleria e il suo intervento nella battaglia fu decisivo per la vittoria.

Nello scontro fra la fazione dei Neri e dei Bianchi, la spregiudicatezza di Corso, gli episodi di violenza, sono rimasti memorabili. Anche dopo la sconfitta dei Bianchi – e l’esilio di Dante – continuarono le violenze dei Neri nella città e l’arroganza di Corso riprese a manifestarsi in vari episodi, fino a quando si arrivò all’ottobre del 1308: una coalizione di cittadini si schierò contro di lui. Corso, in un primo momento, si asserragliò nelle torri dei Donati, assediate dal popolo, con i suoi ultimi fidi. Il Barone per paura di cadere nelle mani dei suoi nemici e d’esser giustiziato dal popolo, fuggì di tetto in tetto, di torre in torre, arrivò alla piazza di San Pier Maggiore dove si trovava il complesso della celebre chiesa e del convento delle Benedettine, per lasciare la città dalla porta di San Piero. Ho ricordato ancora che con un gran balzo salì sul cavallo che uno dei suoi seguaci aveva portato nella piazza, fuggì, si udì il rimbombo degli zoccoli nel passaggio sotto la volta della Porta di San Piero; poi il disperato incitamento con gli sproni per il Borgo dei Pinti. Poco dopo, dietro di lui apparve a breve distanza, un drappello di soldati catalani a cavallo, armati di lance, al servizio del Comune: la drammatica fuga proseguì per i campi della Piagentina, per il sentiero del bosco verso il convento di San Salvi: i soldati gli furono addosso, cadde nella polvere della piazza davanti alla chiesa del convento e lo raggiunse alla gola la lancia scagliata da uno dei cavalieri catalani. Ho concluso l’intervento ricordando che lo raccolsero morente i monaci di San Salvi.

Casa di Dante, la sagoma del Barone

La presentazione dell’Antologia “Gente di Dante” è stata introdotta da Massimo Seriacopi, dalla Presidente del Gruppo Scrittori di Firenze – che ha promosso l’opera – Cristina Gatti e dai curatori Caterina Perrone e Carlo Menzinger di Preussenthal, che ha sottolineato nel suo intervento:

“Gente di Dante” è l’antologia di racconti del GSF, omaggio ai settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. Ma quale morte, se il suo ricordo ancora riesce a destare emozioni, scatenare fantasie, generare narrazione?

La “Gente di Dante” non è solo quella di Firenze del 1200 e 1300 o delle sue opere, siamo anche noi, che a lui ancora ci ispiriamo, scrittori appassionati e coinvolti non da un ricordo ma dalla presenza viva della sua figura e della sua storia.L’iniziativa ha trovato tanti seguaci: ci siamo voltati e la “gente” era ormai una piccola folla. Tanti autori, tante idee diverse, tanta inventiva, tante chiavi narrative, dalla storia, all’ucronia, alla creazione fantastica. Il GSF ha così voluto soddisfare gli amanti di generi letterari diversi, ma soprattutto rendere omaggio al grande poeta fiorentino, alla sua opera poliedrica; non dimentichiamo che fu il primo scrittore di genere fantastico nella nostra lingua. Da questa molteplicità le due anime dell’antologia: – La suggestione della storia, – L’incanto della fantasia.” Laregistrazione dell’iniziativa è riportata su YouTube all’indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=QZ4T2hTKE2w

L’ Antologia “Gente di Dante”, 320 pagine, riporta i racconti di 37 autori, molti dei quali erano presenti all’incontro della “Casa di Dante” del 30 settembre e hanno illustrato i loro lavori.

Luca Marini, presidente del Consiglio Comunale

L’incontro, molto partecipato, con molti applausi da parte di un pubblico attento, è stato un appuntamento importante nell’ambito del Settembre Dantesco, a conclusione di un lungo e appassionato impegno del Circolo degli Artisti di Firenze. Merita ricordare che nello stesso giorno si è conclusa la grande mostra: “Il concittadino Dante, dal Sestiere di San Pier Maggiore al mondo intero”.