“La città del ferro” di Gordiano Lupi. Ed il Foglio. Foto di R. Marchionni.

Ho perso la magia, smarrito l’incanto che mi portava a scrivere, a inventare. Poco male, navigo tra i ricordi, naufrago in ondate di emozioni, mi perdo nella nebbia del passato. E allora osservo immagini d’abbandonato acciaio, dalle pale a vento di Perelli in odor di Sterpaia, sulla Geodetica, a un altoforno spento, smontato pezzo a pezzo, senza rispetto (o amore) per la storia. Ciminiere biancorosse, pali immaginari fatiscenti d’una rete adesso indifendibile, dalla centrale al mare è solo un attimo, un istante; Portovecchio e il degrado d’altoforno, un porto violentato, una nave in banchina che attende il suo destino. Sporchi ricordi, ritagli di passato, coriandoli d’un triste carnevale, campagna assolata scolpita in marmi colorati, un treno che passa, scorre lentamente da una strada ferrata poco transitata

Questo è il presente, inutile cercare di non fare i conti con la storia; desolazione, vastità d’infinito, materia sbriciolata, cipressi e passioni, pini marittimi che trattengono emozioni. E se sposto lo sguardo verso il mare comprendo perché da troppo tempo cerco me stesso tra le strade bianche, tra gli oleandri e le tamerici, nei fiori d’agave svettanti verso il cielo, tra sentori di glicini e pitosforo, ma la ricerca non va mai a buon fine, quel me stesso ormai più non ritrovo.

Foto di Riccardo Marchionni