Il libro “Sinfonia per San Salvi”, Il Foglio, presentato alla Biblioteca Luzi – Le Istituzioni per i folli e “la poesia aumentata”

E’ stato presentato il 5 maggio alla Biblioteca Mario Luzi di Firenze, il libro di Roberto Mosi “Sinfonia per San Salvi. Variazioni per parole e musica. “Litania su Piombino”, Edizione Il Foglio, di Roberto Mosi. Interventi di Giordano Lupi e Nicoletta Manetti Progetto di Nicoletta Manetti e Roberto Mosi. Sono intervenuti, insieme all’autore, Sylvia Zanotto, Arrighetta Casini, Nicoletta Manetti, Angiolo Pergolini. Enrico Guerrini ha disegnato quadri all’impronta ispirati al libro.

La presentazione dell’opera, dedicata al professore Carmelo Pellicanò, ultimo direttore del complesso sanitario, ha avuto un carattere particolare, cadenzata dalla proiezione delle riprese effettuate negli spazi degli edifici abbandonati dell’ex Ospedale Psichiatrico di San Salvi, costruito alla fine dell’Ottocento nello stesso quartiere dove è presente la Biblioteca Mario Luzi. Le riprese “sul luogo” sono di Angiolo Pergolini e la lettura di alcuni capitoli del libro, dell’autore e di Nicoletta Manetti.

Al centro della presentazione il commento di Sylvia Zanotto: “Ci sono luoghi – ha detto – che richiedono parole speciali. Abitate dalla magia. Dagli alberi. Noi siamo esseri vegetali al settanta percento, dicono alcuni. E con questa sapienza ci avventuriamo nel parco di San Salvi. La follia è stata qui. Ha colorato le sue piante con pensieri e parole senza casa. Solo un luogo di passaggio. Lontano dai familiari che si vergognano della pazzia. Ma chi è il vero folle? Cosa nasconde nelle sue lettere questa parola? Fantasia? Orizzonti? Luce? Lava? Emozioni? Sto divagando? Può darsi. Anche “Sinfonia per San Salvi” divaga. È un dolce modo di allontanarsi dal comune buonsenso. Quello che Roberto Mosi chiama ‘poesia aumentata’. Poeta e fotografo, Roberto Mosi ci propone un’opera davvero originale. Inclassificabile. Di rara bellezza. Il titolo stesso invoca arte e purezza. “Sinfonia per San Salvi”, con il sottotitolo “Variazioni per parole e musica. Litania per Piombino”; è dedicata a Carmelo Pellicanò, ultimo direttore dell’ospedale psichiatrico di Firenze ed è illustrato da 28 fotografie in bianco e nero. Le foto si focalizzano su uno dei padiglioni della vecchia struttura ospedaliera. L’opera non nasce a caso. È il frutto di una collaborazione con Nicoletta Manetti, poetessa e scrittrice e Gordiano Lupi, direttore della casa editrice, Il Foglio. Nicoletta, con eleganza e sapienza ricostruisce legami poetici con la storia o la polvere, Giordano con la sua “Litania su Piombino” si affaccia sul nostro mare Tirreno. Una sinfonia d’altronde si avvale di più mani. Che vibrano. Che fanno vibrare. Così non ci stupiamo se la poesia ‘aumenta’ con T. S. Eliot, con Neruda, con Alda Merini, Dino Campana, Giorgio Caproni. La Genova città intera, diventa Piombino città ferriera. La terra desolata di Eliot, che ha messo in crisi la poesia del dopoguerra, è qui un pretesto per parlare di follia, di magia, di sogni, di piani che si sovrappongono, si completano, si compenetrano.”

Roberto Mosi ha letto a questo punto dell’incontro le poesie che seguono:

La nave dei folli

La nave dei folli dal padiglione

delle Agitate

ondeggia sul mare di erba,

di pini, s’infrange contro il muro

che divide il giardino dal mondo.

Il canto penetra per gli occhi neri

delle finestre, delle porte sbarrate

da reti di ferro, invade le sale

deserte, sfiora disegni di mostri,

figure procaci, incontra segni

di vita recente, cataste di letti,

di sedie, si sofferma in un angolo

con decori di qualche Natale fa.

Il canto sale al primo piano

fra le celle, le porte spalancate,

nelle stanze per l’idroterapia,

per l’elettroterapia, fino alla

parete crollata nel giardino,

raggiunge le chiome dei pini.

II

Memorie

Come dare un’anima alle vite

naufragate nel padiglione

delle Agitate,

avvolgere il filo della memoria?

Disteso fra le erbe del giardino

respiro il profumo delle zolle

ascolto il battito della terra

l’eco delle leggende, delle voci

dei personaggi che hanno abitato

questo luogo, immagino la rotta

prossima della nave dei folli.

Oltre il muro foderato di muschio,

al centro del fascio dei binari

sibilano Frecce Rosse

in rappresentanza del futuro. 

“Roberto Mosi per non dimenticare un pezzo della nostra storia – ha tenuto a sottolineare ancora Sylvia Zanotto – decide di ricordare in termini poetici oltre ogni limite e confine. Con l’ausilio della fotografia. Della musica. Della commistione di generi. Dell’aumento. Sì. Quando si mescolano i generi, si richiamano i poeti dal passato, si scrivono nuovi versi ispirati al vecchio frammisto di noi, si fotografano luoghi del dolore, luoghi dell’abbandono. Si palesa una dimensione in più. Difficile da contenere nelle parole. Ecco perché Roberto Mosi dilata essere e emozioni e cerca di spiegarlo con quello che definisce ‘poesia aumentata’. E va oltre: cosa di meglio di una sinfonia? Sinfonia deriva dal greco e all’origine designava l’accordo dei suoni, il che implicava la capacità dei musicisti di suonare insieme. L’orchestra per produrre la sinfonia deve saper ascoltare gli altri strumenti, saper prevedere condivisione, inclusione dell’altro, senso di comunione d’intenti. Tutto questo diventa sinfonia. Come sappiamo la sinfonia è fra le forme musicali più complete. Eppure non è perfetta. Porta in sé i germi della follia, dell’unicità. Della sua capacità in trasformarsi in opera unica. D’arte.“

Nicoletta Manetti ha dato lettura di questa parte del libro:

I

La Città della Gioia, di Nicoletta Manetti

“E com’è che l’agave ha permesso all’erbaccia di sottometterla? Che forza, che energia dirompente emerge, spinta da sotto questa terra.

Non è un luogo abbandonato, come credevamo: qui scorre una linfa antica, misteriosa, tenace. Che sia il dolore, la rabbia, che siano le grida o le risate sconce, le pitture sghembe sui muri o quel tralcio di filo dorato della festa di Natale che ancora pende nel refettorio. Che sia insomma LA FOLLIA, quel nutrimento misterioso che ha concimato, innaffiato, incitato la natura che qui si celebra senza ostacoli, entra negli anfratti, si insinua nei mattoni e nelle inferriate, nei vetri rotti, esplode di palme, prega, tendendo verso l’alto le cime degli alberi?

Non dimenticate questo luogo! sembrano invocare le lunghe ombre verdi, ci siamo ancora, siamo gli spiriti folli, ma non come voi intendete, non abbiate paura.

Follia non è necessariamente angoscia, è vitalità diversa, altra, estrema, ancestrale; non possono costringerla né muri né reti né tempo. Una vita che insiste, nonostante tutto, che ha le tonalità infinite del verde e la musica degli insetti e degli uccelli, e disegna l’ombra. Che aleggia e la senti addosso, come senti il salmastro del mare anche in lontananza, quando delle onde ti giunge solo il sussurro.

Voi ora venite a trovarci, mormorano gli spiriti folli, ci fotografate, scrivete versi su di noi. Adesso siamo gioia, scorriamo liquidi nella clorofilla e cantiamo con i grilli, gli uccelli, la civetta.

Come nella bidonville di Calcutta, che nonostante la miseria tanto feroce da rendere irriconoscibile un uomo, poté chiamarsi “Città della gioia”.

Non dimentichiamo questo luogo.

Non dimentichiamo.” 

“L’opera, un vero e proprio bijou – ha concluso Sylvia Zanotti – Questo scopriamo nello splendido libro che mescola tutto quello che può, con arte e maestria, trasformandolo poi in poesia. Mi ritrovo a leggere a voce alta brani del libro. Il suono apre a nuove visioni, laddove l’essenza delle vite non incluse si manifesta oltre il ricordarle. È un dolce tornare. Un dolce andare. E intanto la sinfonia si snoda in tutti i suoi movimenti. Portando il senso del dolore, della follia in ogni gesto quotidiano che si tinge grossolanamente di normalità. Scopriamo l’errore che commettiamo ancora: allontanare il diverso. Non essere diverso. La forma perfetta non esiste e anche se rimane un sogno, noi amiamo sognare. Con Roberto. Con Nicoletta. Con Gordiano. I poeti. Ma anche con i medici come Carmelo Pellicanò, ultimo direttore di San Salvi, che tanto ha dato ai suoi ospiti, mai da lui considerati gli ultimi. Un non-luogo. Un respiro in quattro tempi. Con Ouverture. E una carezza al cuore. Peccato che chi un tempo era qui, ai margini di una società perbenista non possa sentirne la musicalità. Noi ci adoperiamo con gioia a interpretare il senso della parola ‘aumentata’ e ci piace sognare che questa sua qualità arrivi anche laddove l’umano diventa altro. Quell’altro sconosciuto. Che richiama l’altro. In continua vibrazione. Respiro felice l’aria ‘aumentata’. Richiudo il libro del non-luogo, ma ormai sono come lievitata in luoghi che non esistono forse nel mondo reale, ma che sanno accogliere l’anima.” 

La lettura infine di una poesia dedicata al mare come spazio di speranza e di incontro con i sogni nostri e egli altri.

V

Litania su Piombino, Gordiano Lupi

L’idea di questa poesia dedicata a Piombino viene dalla lettura di Giorgio Caproni e della sua Litania, una lirica per Genova, …

Piombino mia città ferriera
Ginestra. Acciaieria.

Piombino di vento e mare
mio guscio di calcare.

Piombino città tormento.
Maestrale che sei il mio vento.
Piombino confusa,
di scogliere, arenili, diffusa.

Piombino azzurra e nera.
come le maglie, come la sera.
Piombino dove vivo,
mio luogo, con te sopravvivo.

Piombino mio romanzo incompiuto
Fanciullezza. Saluto.
Piombino mai tradita
certezza di questa vita.

Piombino tra la gente.
Felicità. Cuore esultante.
Piombino in solitario,
vie del centro senza orario.

Piombino di melagrano.
Profumo che vien da lontano.
Piombino da immaginare
tamerici, oleandri, scogliere.

Piombino ventosa e triste.
Ragazzi. Partite. Feste.
Piombino di rocce e mare,
lotte, tuffi da inventare.

Piombino palazzi anneriti
Acciaio. Detriti.
Piombino in cerca d’un tetto
Cotone, Diaccioni, Poggetto.

Piombino sopraffina
Salivoli. Marina.
Piombino senza domani
il mare tra le mani.

Piombino trasognata.

Inverno. Pugnalata.
Piombino portuale
turisti, navi, scale.

Piombino d’acciaio lavorata.
Magona, Dalmine, Colmata.
Piombino davanti al mare,
motoscafi, paranze, lampare.

Piombino un tempo ferriere.
Via Portovecchio. Le siviere.
Piombino verde splendente,
giardino, scoglio, sogno cadente….