Fonte: Liberpat – Capannino del cuore Su Baracca Siti di Dario D’Avino, Edizioni Il Foglio, 2021/Articolo di Patrizia Lessi

Fu proprio Costanza che, in una delle sue esplorazioni, in cui osservava tutto ciò che le stava intorno, si accorse che, nella parte più a nord della spiaggia, là dove il sasso del mare si mischiava a matasse di vegetazione e terra del promontorio, affiorava, di tanto in tanto, una piattaforma di cemento, in alcuni punti sbriciolata dal tempo e dal sole. Si inginocchiò, ripulì un piccolo lembo di quella superficie e, colta di sorpresa da quella scoperta, chiese a mio padre, che era là con noi: “Luca, ma cosa è questa cosa così dura? Non è spiaggia!”

Così appare per la prima volta a un gruppo di bambini e genitori, come un barlume di cemento in un punto in cui il fitto della vegetazione si fa quasi oscurità, Baracca Siti. È il 2003, l’anno in cui OGLE-TR-56, ad oggi il pianeta più distante dalla Terra, fa capolino nella vastità dell’universo ed è in un minuscolo puntino in quella del mondo chiamata da sempre Fosso alle Canne che spingendosi un poco più in là del consueto percorso di terra e roccia, una lastra dura e sbilenca attira lo sguardo degli esploratori della domenica su un mondo alternativo e immaginifico che diventerà col tempo patrimonio della memoria e del cuore. Ultimo residuo di vecchie cabine balneari, Baracca Siti si trasforma in un prezioso capannino, un luogo di magia e avventura che, come racconta il padre del piccolo Andrea, la voce narrante della storia, ha fatto la gioia dei ragazzi della sua generazione: casa di legno, baracca tenuta in piedi con assi e chiodi, tana segreta che ai ragazzini di oggi non è dato costruire avendo gli adulti svuotato le loro mani di martelli e legni rotti per riempirle con controller e telecomandi, il capannino prende vita divenendo a poco a poco meta di ristoro, riflessione e condivisione per tutti. Un luogo da proteggere, il simbolo piccolo di un mondo grande in cui i sogni e le inquietudini dei sei ragazzini protagonisti trovano la forza di esprimersi liberamente saldando per sempre i vincoli di un’amicizia che, per usare le parole di John Blauer, diventa famiglia. In essa non ci sarà mai spazio per pregiudizi o invidie e l’impossibilità di conoscersi l’un l’altro fino in fondo, cosa che accade in tutte le famiglie, non presterà mai il fianco a incomprensioni o cesure nette, neanche quando la vita sparpaglierà i suoi componenti nel mondo. D’Avino racconta che per strada possiamo perdere il contatto con chi amiamo senza per questo allontanarcene di un millimetro. Quando uno dei piccoli esploratori abbandona il viaggio cominciato coi compagni su questa terra, di fatto non scompare. Rimane nei compleanni che gli amici festeggiano a prescindere e in quel capannino dove la memoria si anima di affetto, risate, riflessioni su cosa o chi ci rende ciò che siamo. Origini e identità personale sono uno dei perni attorno ai quali ruotano le storie di Alessia, Andrea, Costanza, Ike, Matteo e Rubina, soli, come ognuno di noi, nella ricerca di se stessi e nella definizione del loro ruolo nel mondo, ma uniti dalla certezza di essere gli uni per gli altri spalla su cui piangere, mano da stringere o schiena da spingere nei momenti più duri. Anche nel 2023, quando i bambini di un tempo ormai dimorano nei progetti dei giovani adulti proiettati nel presente, chiamata a raccolta la ciurma di Baracca Siti unirà le forze per salvarla da un pericolo imminente.

Con una scrittura nitida e asciutta D’Avino racconta la profondità che spesso si apre sotto la superficie di una storia semplice. Spende energia e parole per il ruolo fondamentale che l’educazione può ancora avere nella formazione alla vita che ci impegna tutti costantemente. Ci invita a riflettere sul potere dirompente del pensiero divergente, della forza che può avere un piccolo gruppo di pesci che nuota controcorrente,  animato da una passione impossibile da sommergere. Scrive una storia per la gioventù di ogni generazione, per l’attuale e per quella rintanata nell’anima degli adulti di oggi. Lo fa con entusiasmo e rigore attraverso citazioni, canzoni, dialoghi e riflessioni: assi e chiodi del capannino del cuore reale o immaginarioche ognuno di noi serba dentro di sé.